Cinema e Teatro
Ready Player One: il nuovo blockbuster fantascientifico firmato Steven Spielberg
Tra passato e futuro sul sentiero della nostalgia: partita in casa per il regista di E.T.
Francesco Zago | 15 maggio 2018

Futuro più o meno prossimo, ambiente distopico, realtà virtuale e ragazzi che si trasformano in avatar dalle sembianze quasi robotiche. Gli ingredienti ci sono tutti, la ricetta è facile: una miscela trita e ritrita in film e libri young adult, che fanno dei sopra citati elementi la loro più grande fonte di risorse. Eppure Ready Player One risulta essere del tutto inedito, fantasioso nel vero senso della parola. L’esempio che non importa quanto banali o sfruttati siano determinati elementi ma che a essere fondamentale è la bravura di registi, sceneggiatori e attori.

Prima della pellicola cinematografica, il libro non aveva deluso. L’omonimo romanzo di Ernest Cline era ed è tutt’ora una pietra miliare della cultura nerd mondiale e Spielberg fa onore a Cline – per altro co-sceneggiatore del film – dando il meglio di sé. Citazionismo a più non posso su videogame, film e serie tv che hanno reso gli anni ‘80 ciò che sono; attenzione maniacale per i dettagli, che vanno a delineare una realtà digitale estremamente accurata, quasi tangibile. Chiariamoci, Spielberg giocava in casa: una leggenda della fantascienza, del blockbuster e degli effetti speciali mozzafiato, tutti elementi che ritornano più e più volte nel film. Eppure non sono mai ridondanti, né eccessivi, aiutandoci anzi a percepire al meglio la realtà virtuale in cui sono immersi i protagonisti.

La critica mossa da alcuni sta nell’assenza di un vero e proprio insegnamento morale. Forse la critica non è del tutto infondata, dato che solo qualche mese fa Spielberg ci ha presentato The Post – meraviglioso film pregno di valori morali e più che mai attuale – e ora invece ci propone un successo pre-confezionato come Ready Player One. Resta una polemica infondata, perché non è quello lo scopo del film. Sarebbe facilissimo fare del moralismo su un tema come i videogiochi: che fanno male, che rendono violenti, che rovinano i rapporti e tutte quelle belle false notizie ingigantite dall’ignoranza generale di chi le legge e ci crede. A Spielberg stavolta poco importa dell’etica e propone, invece, un film che non si prende troppo sul serio e si pone come obiettivo quello di divertire e – perché no – far scendere una nostalgica lacrimuccia a chi lo vede.

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