Quella del 24 settembre scorso è stata la cruda testimonianza che la società attuale ancora rigetta i concetti di accoglienza e umanità. Alcuni “ricchi” residenti di un condominio romano si sono ribellati all’iniziativa dell’associazione Telefono Rosa di adibire uno degli immobili confiscati alla mafia a casa rifugio per donne vittime di violenza, ulteriormente umiliate e private dei loro diritti.
La giustificazione di tale protesta è stata agghiacciante: “In quel palazzo non le vogliamo, ci deprezzano il valore degli appartamenti”; ma la questione economica non è la sola: il vero e infondato timore è che il loro passato possa contaminare bambini e lavoratori del palazzo. Come se non fosse già abbastanza, i condomini hanno affermato di preferire come vicini gli stessi mafiosi, che “almeno facevano divertire”.
L’uomo sembra regredire ogni giorno di più, ma lo Stato non si piegherà a questa involuzione e porterà avanti il progetto affinchè episodi di rinascita e riscatto possano favorire il trionfo della giustizia e della civiltà sull’ignoranza e la vigliaccheria.