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Tasso di occupazione, il Covid colpisce soprattutto le donne
Nel 2020 il tasso di occupazione femminile è sceso sotto il 50%
Matilde Cantù | 21 febbraio 2022

Nel 2020 il tasso di occupazione femminile è sceso sotto il 50%. La pandemia toglie il lavoro a migliaia di lavoratrici e i dati dell’Istat parlano chiaro: a dicembre 2020, 101mila lavoratori hanno perso la propria occupazione, di questi, 99mila solo donne. È la prima volta dal 2013 che i dati Istat riportano un calo nel tasso di occupazione femminile, “Rispetto alle crisi precedenti l’impatto di quella pandemica è stato particolarmente negativo sulle donne” queste le parole di Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia.

Le più penalizzate

E se sono le donne a pagare il prezzo di questa pandemia, chi sono tra queste le più penalizzate? Le madri e le lavoratrici autonome o precarie, probabilmente perché impiegate in lavori per l’appunto precari o per cui è più facile licenziare, come ad esempio i lavori domestici, o i lavori a tempo determinato o ancora perché impiegate nei settori più colpiti dalla pandemia, come, commercio, sociale o turistico. I dati più allarmanti sono però quelli per le madri: solo nel 2020 il 79% delle donne con figli ha fatto richiesta per un congedo parentale contro un 21% per i padri e questo non fa altro che confermare le parole della sottosegretaria Guerra, ovvero che in Italia, figli e lavoro sono ancora due cose inconciliabili.

Conseguenze

Ma quali sono le conseguenze? Aumento della richiesta del lavoro part-time involontario poiché in caso contrario difficilmente una donna potrebbe trovare una collocazione nel mercato del lavoro; complicazioni per poter rientrare nel mercato del lavoro, difatti solo il 42,2% delle donne ha goduto della possibilità di trovare un’occupazione; aumento delle donne neet, ovvero giovani donne che non frequentano corsi di formazione e non lavorano, la percentuale di quest’ultime, secondo i dati Istat, nel 2020 è passata dal 27,9% al 29,3%. Infine come conseguenza sulla psiche della donna, la pandemia ha inciso sulla sua incertezza nel mantenimento della sua occupazione lavorativa, certificata da una percentuale che è salita dal 6% al 7,2%. Ma è la pandemia ad aver aggravato l’emarginazione della donna nel mondo del lavoro o era un problematica già esistente?

 

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