Che legame c’è tra la moda e l’emancipazione femminile? Un rapporto molto profondo, perché il modo in cui vestiamo rappresenta noi stessi e può trasformarsi in manifesto di quello che vogliamo esprimere e di quello in cui crediamo.
'800: suffraggette vs bustini
Nell’800 le suffragette si batterono per conquistare il diritto al voto per le donne, ma anche per modificarne l’abbigliamento del tempo, che le vedeva costrette in scomodi e deformanti corsetti e bustini, utilizzati per esaltare al massimo la fisicità.
Prima Guerra Mondiale: le donne lavoratrici
A cancellare per sempre tutto questo, ci pensò la Prima Guerra Mondiale, che vide l’ingresso delle donne nei posti di lavoro lasciati dagli uomini, costretti a combattere al fronte. Crinolina e bustini furono sostituiti da look più sobri e funzionali che permettevano di lavorare e muoversi liberamente. La donna acquistò una nuova consapevolezza di sé ed una grandissima autonomia, che non intendeva più abbandonare.
Anni '20: look alla "maschietta"
Negli anni ’20 nacque il look alla “maschietta” (flapper in Inghilterra – garçonne in Francia), che si distingueva per i capelli corti, gli abiti morbidi e l’utilizzo della gonna al ginocchio, che per la prima volta svelava le gambe. Anche la figura di Coco Chanel contribuì in questi anni a rafforzare l’immagine di una donna attiva, impegnata, vestita con abiti comodi, essenziali che strizzavano l’occhio al guardaroba maschile.
Seconda Guerra Mondiale: austerità
Con le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, la moda si fa austera, vengono eliminati orpelli ed ornamenti, a causa delle ristrettezze economiche che non permettevano di avere a disposizione molti tessuti per gli abiti.
Anni '60: arriva la minigonna
Gli Anni ’60 segnarono una vera e propria rivoluzione, con l’invenzione di Mary Quant della minigonna. Questo capo di abbigliamento divenne il simbolo dell’emancipazione femminile per eccellenza, indossato dalle giovani ragazze di quell’epoca per dimostrare di essere padrone di se stesse, consapevoli della propria femminilità, libere anche di andare contro i valori tradizionali imposti da una società maschilista.
Anni '70: ecco i jeans
Era iniziato il cammino verso la contestazione giovanile, che sfociò negli Anni ’70 e cancellò ogni differenza di genere. Maschi e femmine vestivano jeans, sandali e portavano entrambi capelli lunghi.
Anni '80: gli anni degli eccessi
Ancora una volta la moda cambiò radicalmente con l’arrivo degli Anni ’80. Gli anni degli eccessi, del “troppo di tutto”, in cui la donna venne vestita dagli stilisti con abiti che sottolineavano principalmente l’aspetto sexy, ammiccante e la fecero apparire come oggetto del desiderio, come donna oggetto.
E con l’arrivo del Terzo millennio?
Nasce una nuova parola: genderless. Una nuova realtà in cui il genere scompare, che elimina le differenze ed esalta le comodità, l’essenzialità, in cui si può scegliere di come vestirsi nel modo che più fa stare bene. Una moda che forse, per la prima volta, dona la possibilità alle donne di non essere più giudicate solo per il loro aspetto esteriore, ma per ciò che sono veramente, per ciò che valgono, per il loro saper fare e che finalmente ci permetterà di essere esattamente ciò che vogliamo essere.