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"Audrey Hepburn ci ha insegnato la libertà"
Nonna Daniela racconta come il cinema e la musica hanno aiutato le donne ad emanciparsi
Davide Salvatore | 2 marzo 2024

Nonna, hai vissuto in un'epoca di grandi innovazioni e di conquiste per le donne. Cosa ricordi in particolare?
Il primo ricordo indelebile della mia giovinezza è legato ai giochi di Roma del 1960, i primi che vennero trasmessi sul “piccolo schermo” in diretta televisiva. Di lì a poco ebbi la fortuna di assistere alla corsa vincente dei 200 m.t. di Livio Berruti. La mia vita scorreva velocemente nella città di Pontedera, dove vivevo, che a quel tempo godeva della notorietà della vespa immortalata nel film Vacanze Romane. Audrey Hepburn era la nostra eroina perché ci presentava l'immagine di una ragazza moderna vestita con gonne fluttuanti, magliette aderenti, foulard legati al collo, capelli corti con frangetta, grandi occhiali da sole e le immancabili ballerine. Rappresentava un'icona di libertà e anticonformismo che cambiò alcuni stereotipi femminili. Pensa che in terza media c'erano ancora le classi dove le femmine erano separate dai maschi e indossavamo una divisa nera con calzettoni fino al ginocchio. Le mie prime calze colorate le comprai di nascosto con la paghetta del nonno.

Come trascorrevi il tempo libero con i tuoi amici?
Solo quando ho compiuto 16 anni mi è stato permesso di uscire con gli amici, a patto che tornassi a casa entro le 19:30, sotto la minaccia di mia madre di lasciarmi fuori di casa se avessi tardato.

Che ruolo ebbe la musica e come cambiò le vostre abitudini?
Le feste venivano organizzate in casa e grazie alle canzoni di Rita Pavone e Gianni Morandi, potevamo ballare guancia a guancia dondolando sulla stessa mattonella! In seguito, le canzoni dei Beatles, ci insegnarono il pacificismo, l'antirazzismo e il loro stile anticonformista ci portò a partecipare ai primi cortei di protesta contro la guerra del Vietnam, rendendoci liberi di esprimere le nostre opinioni in pubblico, cominciando dalla scuola.

Hai mai protestato per qualcosa?
Nel primo anno universitario, a Pisa si respirava un clima pesante, dovuto alle lotte sociali politiche e spesso gli atenei erano occupati.

Quale esperienza ti ha segnato?
Nel 1966, ho vissuto le conseguenze dell'alluvione dell'Arno che devastò la mia casa. I miei amici, capelloni e contestatori, diventarono “gli angeli del fango” che mi aiutarono in quel frangente. Nel 1968 mi sono sposata, ho lasciato la mia città, le mie amicizie, ma non i miei ricordi che ho poi trasmesso sia ai miei alunni che ai miei nipoti.

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