L’Agenzia Nazionale per i Giovani si occupa della partecipazione attiva dei ragazzi dal punto di vista sociale, lo scopo è la crescita in senso lato dei ragazzi dai tredici ai vent’anni. Il lavoro si svolge principalmente grazie a due programmi: Erasmus plus, che permette uno scambio culturale a chi frequenta l’università e ai ragazzi che si trovano in situazioni economiche precarie; Corpo Europeo di solidarietà, rivolto al volontariato promuovendo la cultura del territorio. Ma quale è il lavoro quotidiano dell’Agenzia? Ne parliamo con il suo direttore, Domenico De Maio.
Com’è nata l’idea della digital radio della Ang?
Il giorno in cui mi insediai nel mio ufficio, visitando la struttura, trovai degli strumenti radiofonici. Ci attivammo per vedere se quelle macchine funzionassero e, dopo pochi mesi, riuscimmo ad attivare la nostra radio “Ang”. Oggi usiamo la radio come strumento di partecipazione, per valorizzare il territorio. Da quando è nata questa iniziativa abbiamo approvato quarantaquattro progetti in tutta Italia, i ragazzi hanno anche l’occasione per parlare di Europa e delle opportunità che essa può dare loro. Noi, poi, usiamo la radio per capire che cosa funziona con i ragazzi dal punto di vista comunicativo.
Quello che fate è molto interessante, perché ritenete così importante il dialogo con i giovani?
Questo dialogo è fondamentale in quanto in Italia si fanno numerose leggi per i giovani senza consultarli. Nonostante ciò avvenga per tutte le categorie, i ragazzi sono quelli che si fanno sentire di meno, in quanto non esiste una “lobby” dei ragazzi, di conseguenza i giovani non vengono ascoltati. Noi abbiamo deciso di invertire il metodo, provando ad ascoltare costantemente i ragazzi, facendo quindi entrare la loro voce anche nei nostri progetti amministrativi. Ascoltare i giovani può aiutare a non commettere errori evitabili: d’altra parte il nostro obiettivo è erogare dei servizi ai ragazzi carpendone i bisogni.
Lei è un musicista ma anche un avvocato e dottore di ricerca. Quanto questo mix influisce nel suo approccio verso i ragazzi?
È determinante. L’insieme di esperienze diverse che caratterizza la mia vita non mi ha solo aiutato a superare le difficoltà che ho trovato nel corso del mio cammino, ma mi ha permesso di entrare a contatto con realtà differenti. La musica mi ha aiutato a relazionarmi con realtà come quella dei giovani, con i quali ho creato un canale di comunicazione ottimo. Il mix di musica e impegno sociale ottenuto attraverso l’arte, unito agli studi di legge, mi ha permesso di costruire una quotidianità diversa. Una quotidianità che mi porta fuori dalla visione classica che ha l’avvocato o il musicista, una dimensione unica tramite la quale sono riuscito a plasmare l’Agenzia Nazionale per i giovani, oggi vicina al mio modo di essere. Devo quotidianamente infatti gestire una realtà amministrative e giuridiche pensando comunque ad agire sempre nel bene dei giovani.
Quale messaggio vuole far arrivare ai giovani?
Il messaggio che lancio ora è il messaggio che ripeto sempre a me stesso: rischiare. Il rischio che dovete correre è anche quello di decidere. Seguite sempre il vostro cuore, fate ciò che vi fa stare meglio. Citando una mia vecchia insegnate, che mi seguì in un periodo in cui non sapevo che futuro universitario intraprendere, vi direi di disegnare oggi dove volete abitare vent’anni dopo i vostri studi. All’epoca con questo esercizio tracciai un percorso che mi permise di compiere quello che oggi mi piace fare.