Ho deciso di fare qualche domanda a Rame (nome d’arte, dato che l’artista vuole rimanere anonimo), writer che opera principalmente nel territorio dell’Emilia Romagna, anche se il suo nome è noto in tutta Italia e all’estero, dove ha partecipato e vinto vari concorsi e ha fatto viaggiare il suo nome su linee ferroviarie europee e sudamericane.
Come ti chiami e cosa fai?
Mi chiamo Rame e faccio graffiti.
Quando hai cominciato e come ti sei appassionato a questo tipo di arte?
Ho incominciato nel 2008 insieme a due amici che adesso non disegnano più. Non ricordo esattamente la prima esperienza, anche perché è stato un passaggio graduale iniziato con mille disegni su carta. Alle scuole medie ho iniziato ad avvicinarmi un po’ a tutte le discipline della cultura Hip Hop, ma principalmente a writing e mc-ing. Ero talmente innamorato delle situazioni che si creavano, dell’aggregazione che nasceva da questa cultura, che l’approfondire determinate discipline è stato inevitabile.
Quanto è distante la mentalità da quando hai iniziato a oggi?
In realtà da quando ho iniziato la mentalità è rimasta più o meno invariata. Ad oggi forse c’è stata un’evoluzione tale che ha permesso di allargare i propri orizzonti verso nuove trasformazioni del writing in senso stretto. La mentalità mia personalmente non è mai cambiata, poi questo rimane un discorso soggettivo che varia da persona a persona.
Come scegli la superficie su cui dipingere?
Non c’è un ragionamento di base, ogni superficie è buona per dipingere. Ci sono periodi in cui preferisco fare muri, periodi in cui preferisco i treni, periodi in cui magari mi concentro più su sketch e evoluzione (bozzetti ed evoluzione del lettering - N.d.R.).
Che rapporto hai con le tue produzioni artistiche?
Personalmente riesco sempre a trovare qualcosa che non mi piace in ogni lavoro, magari piccoli dettagli che nessuno si fila, ma che sono uno stimolo per continuare sempre a migliorare.
Quale messaggio vuoi tarsmettere con le tue opere?
Sinceramente di quello che pensa la gente non mi è mai importato tanto, soprattutto adesso che c’è un po’ questa cosa da social media del “se non posti, non fai”. Feedback positivi e apprezzamenti vari fanno sempre piacere, ma nessuno saprà mai fino in fondo tutto il lavoro che c’è e c’è stato dietro.
C’e’ un principio etico che cerchi di seguire quando scegli uno spot? Quali regole ti dai? Dov’e’ il confine che lo trasforma in un atto distruttivo e non costruttivo?
Il confine penso sia il rispetto. Rispetto come termine in questo caso può avere molteplici significati: rispetto della cultura, rispetto della storia, della religione, del credo. Nel momento in cui questo rispetto viene a mancare l’atto diventa distruttivo. Poi per ognuno questo concetto è differente, e spesso e volentieri ci sono situazioni che vanno a modificare le regole che uno si pone.