Elena Cattaneo è una delle quattro senatrici a vita della storia della Repubblica italiana e tra i più importanti scienziati di questo paese. Con lei, abbiamo parlato di come le donne possono farsi strada in ambienti considerati maschili e del perché debbano credere nel proprio futuro in ambito STEM.
Io studio al liceo classico ma sogno di lavorare nel mondo scientifico. Secondo lei la prepara zione del liceo classico è adeguata per affronta re un percorso scientifico come il suo? Lei che percorso di studi ha intrapreso? Conta così tan to andare bene a scuola?
Io ho frequentato un liceo scientifico, ma credo che il metodo della scienza debba essere conside rato un approccio trasversale a tutte le materie, non solo quelle STEM: una “bussola” che ci gui da lungo il nostro percorso di apprendimento e di vita, insegnandoci a studiare, dubitare, sperimen tare, confrontare, a procedere per prove ed errori. In questo senso, la scienza è una strada aperta a chiunque abbia voglia di studiare e sia disposto a mettere in discussione in ogni momento le sue idee. Il desiderio di conoscere è unico, quando presente si può affrontare qualsiasi materia, qua lunque sia il percorso di formazione di provenien za. Ovviamente, all'inizio, se si affrontano temi mai approfonditi prima si potrebbe incontrare qualche difficoltà in più, ma non credo che via sia davvero nulla di insormontabile.
Che cosa si sente di consigliare ad una ragazza che vuole intraprendere studi scientifici? Di non rinunciare al suo percorso professionale e alla sua passione per aderire agli stereotipi di una mentalità più o meno chiusa. Ma anche di non cadere nell’estremo contrario, e cioè quello di pensare che una certa dimensione professio nale sia inconciliabile con la costruzione di un percorso di vita personale ricco e completo.
Per chi vuole intraprendere un percorso lavora tivo in ambito scientifico è necessario formarsi all’estero per una maggiore visione, o basta il solo percorso in Italia?
Credo che fare esperienza in contesti differenti sia un arricchimento a tutti i livelli, professionale, scientifico, culturale e personale. L'auspicio è che chi scelga di fare un pezzo del proprio percorso all'estero possa poi essere motivato a tornare in Italia, per contribuire ad accrescere il bagaglio di conoscenze del Paese. Del resto abbiamo l'esem pio di Giorgio Parisi il cui Nobel è 100% italiano: è la storia di uno studente che ha costruito le premesse per ottenere il premio più ambito e tutta la sua carriera in Italia, studiando e facendo ricerca in una università pubblica.
Si è mai sentita sottovalutata per il suo essere donna in ambito scientifico? Se sì, come lo ha affrontato?
Non credo che essere donna abbia mai intralcia to né rallentato la mia crescita professionale, fin da quando ero studentessa. Certo, soprattutto in passato mi sono trovata spesso ad essere l’unica scienziata donna a parlare al tavolo dei relatori di un convegno scientifico, o comunque a lavo rare circondata da una maggioranza di colleghi uomini. Questi episodi sono sempre più rari, e io lo interpreto come segno di una rivoluzione già in corso. Ma dobbiamo essere consapevoli che le rivoluzioni richiedono tempo, non si compiono dall’oggi al domani. La determinazione di cia scuna ragazza di oggi, è un mattoncino in più per edificare una società accogliente e non discrimi nante verso le questioni di genere domani.
Ultimamente si parla delle eccessive pressioni e della eccessiva competitività in ambito di stu dio, che troppo spesso hanno portato a males seri e addirittura suicidi. Qual è un corretto ap proccio allo studio, da una che ha dedicato tutta la sua vita al sapere?
Mi sembra fondamentale che, nelle scelte indi viduali ogni studente possa avere lo spazio per identificare e seguire le proprie passioni, aspira zioni e capacità, piuttosto che affidarsi a modelli culturali o aspettative esterne. Uno studio sor retto da un interesse, da una genuina curiosità verso un ambito della conoscenza sarà infinita mente più efficace del cercare di applicarsi su qualcosa verso cui non si ha interesse. È impor tante imparare ad ascoltare la voce della curio sità verso il mondo circostante che tutti abbiamo dentro di noi - altrimenti la nostra specie non si sarebbe mai evoluta -, a capire la direzione che prende quella curiosità e, per quanto possibile, ad assecondarla. Dobbiamo, inoltre, ricordarci che tutti i percorsi di studio e professionali pre vedono piccoli o grandi "fallimenti" che non vanno drammatizzati, anzi, possono essere - ed è utile che lo siano - momenti di riflessione e cre scita per capire come migliorare e in che direzione spendere le proprie energie.
Secondo lei quali saranno le future scoperte in ambito scientifico? Qual è quella che sogna di più vedere realizzata?
L’ambito scientifico è talmente enorme, le ricerche che si realizzano e quelle che si sognano sono talmente tante che è impossibile prevedere dove e in quale ambito nascerà la prossima scoperta – e proprio per questo è importante finanziare in maniera stabile e trasparente tutta la filiera della ricerca. La speranza per quanto riguarda il mio ambito di studi, ossia le malattie neuro degenerative, è quella di fare sostanziali passi avanti nella conoscenza dei meccanismi che le causano, soprattutto grazie ai mezzi sempre più sofisticati che abbiamo per studiare i genomi di ogni singola cellula e le loro minime variazioni, e quindi avvicinarci sempre di più a un modo per ritardarne l’insorgenza o per curarle.