“Racconto storie di true crime che mi hanno particolarmente scioccata per denunciare, diffondere consapevolezza ma soprattutto per ricordare le vittime di queste storie”. Quando si parla di true crime, Elisa De Marco è la regina indiscussa. Con i suoi podcast e il suo lavoro sui social, è un punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere. Abbiamo parlato con lei di questo fenomeno e della sua diffusione.
Mariangela: "In che modo hai scoperto questa tua passione per le notizie di cronaca nera?"
L'ho sempre avuta fin da bambina. Sono sempre stata molto curiosa riguardo la mente umana, e quando sentivo di un caso di cronaca nera ne parlavo per ore con mia mamma (un'altra grande appassionata).
Lucia: "Quanto è stato complicato e come sei riuscita a trasformare questa tua passione in un lavoro?"
Ho iniziato a raccontare queste storie su YouTube senza pensare e senza sapere che potesse diventare un lavoro. Il canale ha iniziato a crescere da subito ed è stata una sorpresa per me! La parte complicata è arrivata dopo: quando si lavora in proprio bisogna gestirsi da soli, bisogna gestire la burocrazia, affidarsi ad un commercialista... tutte cose che per me erano nuove perché in passato ho sempre lavorato da dipendente. Il lavoro sui social viene sempre sottovalutato molto, ma la verità è che non è molto diverso dal mandare avanti un'azienda! Per fortuna poi ho iniziato a lavorare insieme a mio marito Edoardo, che si occupa del montaggio dei video e di tutta la parte burocratica: lui è un manager nato!
Federica: "Quanto è difficile riuscire a trovare notizie affidabili sui vari casi di cronaca nera?"
È molto difficile. Quando non sono sicura di una notizia lo dico onestamente nei miei video, in modo che le persone possano prendere l'informazione con le pinze. Faccio del mio meglio però per ricavare le informazioni da fonti verificate, anche se è facile sbagliare, perché spesso c'è tantissima speculazione soprattutto sui casi molto famosi.
Sofia: "Avendo scelto una forma di comunicazione digitale con cui riesci ad avere un grande riscontro di pubblico, perché hai sentito comunque l’esigenza di scrivere un libro? Qual è l’importanza di avere anche un supporto cartaceo?"
Mi piaceva l'idea di arrivare anche ad un pubblico diverso e di dare una nuova forma alle mie storie. Quando ero piccola internet non c'era o comunque non era diffuso, e sono cresciuta leggendo. Ho sempre sognato di scrivere un mio libro, da bambina lo scrivevo a mano su un diario e sognavo che venisse pubblicato! Quindi diciamo che più che un’esigenza, scrivere un libro è stata la realizzazione di un sogno.
Maria Vittoria: "Leggendo la tua biografia sembrerebbe che tu sia interessata a tutto ciò che riguarda le sette. Secondo te è un fenomeno in espansione? Come mai? Essere affiliato ad una setta può essere sintomo di insoddisfazione o senso di emarginazione da parte della società?"
Sono interessata alle sette perché le dinamiche manipolatorie che avvengono all'interno sono molto più comuni di quello che pensiamo. Non è così facile imbattersi in un serial killer, ma è facilissimo imbattersi in una persona manipolatoria e truffaldina che cerca di attirarci nella sua rete (che può essere una relazione tossica così come un ambiente lavorativo malsano, così come un gruppo settario: la dinamica è la stessa). Penso che il fenomeno delle sette ci sia sempre stato, siamo noi che ad oggi siamo più consapevoli e riusciamo ad individuarle meglio e a farne parlare di più. Non penso che chi ne entra a far parte si senta necessariamente insoddisfatto o emarginato dalla società. Penso che chiunque possa "affiliarsi ad una setta" soprattutto perché quando entri in uno di questi gruppi NON SAI che stai entrando a far parte di una setta. Pensi di entrare in un gruppo di persone che hanno i tuoi stessi interessi o che stai entrando in un gruppo di persone che ti aiuteranno a trovare un lavoro, o a crearti il tuo business, o a migliorare te stesso. La manipolazione è subdola e molto lenta quindi uno non riesce neanche a rendersene conto il più delle volte! Giocano sulle vulnerabilità della gente, ed è pericoloso perché TUTTI abbiamo delle vulnerabilità, nessuno escluso.
Sara: "Dai tuoi video emerge spesso una parte emotiva che sta a significare una forte empatia nei confronti delle vittime dei casi che analizzi. Ciò in alcuni casi impedisce la buona riuscita di un contenuto?"
Dipende. Se fossi una giornalista probabilmente si, perché non riuscirei ad essere al 100% imparziale... ma non lo sono. Sono una storyteller e il canale YouTube è come se fosse casa mia, io invito la gente a sedersi e ad ascoltare una storia che viene raccontata dal mio punto di vista, a volte anche con le mie opinioni. Cerco di essere il più imparziale possibile perché voglio raccontare al meglio i fatti, e perché so che attraverso queste storie possiamo imparare tanto, per esempio ad essere più vigili, consapevoli ed empatici ma mi piace mettere tutta me stessa nelle storie, mi piace mostrare la mia emotività e condividere i miei ragionamenti riguardanti i casi anche perché mi piace discuterne con chi mi segue e sapere la loro opinione a riguardo.