Elisa Nicoli, laureata in Scienze della Comunicazione con un master in comunicazione ambientale, si occupa dal 2007 di consapevolizzare sul tema dell'autoproduzione e della sostenibilità. Abbiamo avuto il piacere di conoscerla e di rivolgerle qualche domanda.
Come nasce eco.narratrice e di cosa ti occupi sui social?
Eco.narratrice in realtà nasce per caso quando il mio compagno ha aperto il forno e mi ha detto ma perché non ti chiami eco.narratrice? Mi sono innamorata di quel nome e ho cambiato quello precedente, che era un profilo Instagram che si chiamava Autoproduco su cui parlavo solo di autoproduzione. Con il tempo quel nome ha iniziato a starmi un po’ stretto, sentivo la necessità di parlare di temi più ampi legati a tutte le tematiche ambientali. È passato un anno e mezzo circa, e da quel momento Instagram è diventato il mio lavoro.
Quali sono i consigli che daresti per seguire uno stile di vita più sostenibile?
Più che altro mi ritrovo a dare consigli generici, quello che mi interessa davvero è dare uno sguardo d’insieme e creare consapevolezza nelle persone che mi ascoltano. La cosa più importante è proprio acquistare consapevolezza su tematiche così importanti, ed è possibile farlo solo uscendo dalle nostre dinamiche abituali e rendendoci conto che magari quello che facciamo non è così sostenibile come crediamo, ma vivendo di abitudini anche questo non è semplice. Un gesto che mi ha aiutata molto a capire questo concetto è stato tenere i rifiuti senza buttarli, tranne l'umido, per un mese intero. Dopo aver capito che c'era un problema, l'ho individuato e ho iniziato a lavorarci.
È possibile conciliare l'autoproduzione con la vita spesso molto frenetica?
L'autoproduzione in realtà non è così dispendiosa di tempo come si crede, o meglio non in tutti gli ambiti. Ad esempio io, da grande appassionata di autoproduzione di detersivi e cosmetici, grazie al concetto di ecominimalismo ho ridotto moltissimo il fabbisogno di questi prodotti, dunque quello che faccio da me è molto poco e costa pochissimo anche in quantità di tempo. Poi c’è l’autoproduzione di cibo, in cui credo molto, che consiste nel cucinare ciò che ci serve al posto di comprarlo già pronto, e spesso nell'organizzare i pasti in anticipo nei cosiddetti meal-prep. Questo tipo di autoproduzione richiede sicuramente più tempo, o comunque un’organizzazione maggiore.
Come educatrice ambientale lavori anche nelle scuole a contatto con bambini e ragazzi, ti sembrano stimolati e interessati da questa tematica?
Dipende molto dall’età, i bambini più piccoli sono come spugne e assorbono molto quello che ascoltano. Per i ragazzi delle superiori è diverso, pur essendo anche loro interessati al tema, credo che la generazione Z sia abbastanza divisa oggi: da una parte c’è chi è totalmente disinteressato e fa acquisti compulsivi online solo perché costano poco, dall'altra parte c’è invece chi scende in piazza a protestare.