Interviste
La radio per la Gen Z, tra nostalgia e comodità
L'intervista agli studenti dell'Università La Sapienza di Roma
Alessandra Testori | 19 dicembre 2024

Che cosa pensano i giovani d’oggi della radio? Quale genere di podcast ascoltano? E se venissero invitati a visitare uno studio radiofonico, accetterebbero? Queste alcune delle domande poste dalla nostra inviata Gaia Canestri agli studenti dell’Università La Sapienza di Roma per cercare di sondare l’opinione della Generazione Z rispetto a un mezzo di comunicazione non più diffuso come un tempo, soprattutto tra i più giovani —ma da qualcuno di loro ancora ascoltato ogni mattina.

I giovani, dunque, ascoltano la radio? Poco, in effetti. Per la maggior parte degli studenti e delle studentesse intervistati la funzione del mezzo è strettamente legata al viaggio in automobile —soprattutto se questa non supporta il collegamento (via cavo o meglio ancora Bluetooth) con lo smartphone. “Se ascolto la radio? Dipende dai mezzi che ho a disposizione: su una macchina vecchia non posso collegare il telefono, quindi…”; insomma, sì, se non c’è di meglio.

E in effetti alla comodità dello smartphone si può imputare la maggior parte dei motivi per cui la radio non va più di moda: per la musica c’è Spotify, per i podcast le app e YouTube, per le notizie di cronaca Instagram. Alle persone di oggi piace scegliere le canzoni o le trasmissioni da ascoltare e, come ha detto un ragazzo intervistato, “Se il programma è imposto, come per la TV, appare forzato”. Per tanti si tratta di una questione generazionale: la radio si ascolta in macchina con i genitori, i quali preferiscono sentire le notizie della giornata piuttosto che ricavarle dai social (o dai giornali); qualcuno ipotizza perfino che “tra dieci o vent’anni” potrebbe finire per apprezzare le rassegne stampa on air, mentre una ragazza afferma di tenersi informata ogni mattina tramite l’app della RAI.

Per tanti la radio non può più essere considerata un mezzo di comunicazione attuale, ma c’è chi crede in una sua rinascita “grazie al format e ai conduttori giusti”, magari avvalendosi anche di unamaggiore interazione con il pubblico. Ma la comodità di accedere ai podcast da app che raccolgono tutti i programmi in un’unica piattaforma (Spotify e Podcast di Apple), rispetto alle singole app delle diverse stazioni radio, è responsabile solo in parte della migrazione del pubblico giovane verso i podcast. Un problema altrettanto grande dei programmi radio, secondo gli studenti e le studentesse, è che spesso, per l’approccio con cui vengono condotti o per i temi che affrontano, non interessano a nessuno. Un ragazzo ammette di sintonizzarsi per il post-partita, ma ad esclusione della cronaca calcistica e delle news non vengono portati esempi di programmi radiofonici specifici.

Per quanto riguarda i podcast, invece, saltano fuori subito due nomi: Tintoria e Muschio Selvaggio (quando c’era ancora Fedez a cocondurlo). I temi preferiti sono la politica, la storia (grazie a divulgatori accattivanti come Barbero) e l’attualità, soprattutto le notizie delle testate giornalistiche. Qualcuno preferisce i programmi in inglese, soprattutto se si occupano di debunking di fake news o di critica sociale. Sono tanti però i giovani che sollevano la questione del coinvolgimento, maggiore se il contenuto è anche video e non solo audio perché “più immersivo”. In effetti, tanti podcast sono in realtà videopodcast e poter vedere le espressioni dei conduttori o gli oggetti nello studio è un plus a cui nessuno vuole rifiutare. Un paio di studentesse invece vedono nell’indipendenza del contenuto audio da un eventuale supporto visivo la possibilità di fruirne anche “mentre si fa altro” oppure “mentre si è sul bus” affollato.

Alla domanda se sarebbero interessati ad approcciarsi al mondo della radio per capire come funziona, magari visitando uno studio, quasi tutti rispondono positivamente. Un ragazzo suggerisce anche che “intrattenere la gente è una passione che può integrare”, svelando un aspetto della comunicazione mediatica da non sottovalutare.

Le interviste agli studenti sono andate in onda all’interno de Il quarto d’ora accademico, la nuova rubrica della Giusta Frequenza: ogni puntata tocca un diverso argomento di attualità, raccogliendo l’opinione dei giovani studenti a riguardo.

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