I microfoni di Jolly Roger - La radio dei pirati si sono accesi per accogliere una vera e propria icona del cinema e della comicità italiana. Dall’altra parte della linea, una voce che ha attraversato generazioni, quella inconfondibile di Lino Banfi: attore amatissimo, simbolo di un umorismo gentile e irresistibile, e per tutti semplicemente “il nonno d’Italia”. Con la consueta ironia e una sorprendente tenerezza, Banfi ha risposto alle domande dei giovani speaker con generosità, regalando racconti, aneddoti e sorrisi, con il pensiero sempre rivolto alla piccola bisnipote Matilde.
Qual è la tua passione più grande oltre al cinema?
Sembra una banalità detta in questo ambito preciso, ma oltre a fare l’attore quello che preferisco è giocare con i bambini. Più vado avanti con l’età (compio 89 anni tra tre mesi) e più mi piace giocare con i bambini, trovare in loro il modo di avvicinarmi alle nuove generazioni.
Qual è il ruolo che più ti rappresenta nella tua carriera e a cui sei affezionato?
Sarebbe troppo facile dire “il nonno” perché l’ho fatto per una ventina d’anni in Un medico in famiglia come nonno Libero, con lui ho fatto tre o quattrocento episodi: è come se avessi girato quattrocento film in quel ruolo! Però il ruolo a cui sono più affezionato è il commissario di polizia perché l’ho fatto in una dozzina di versioni diverse, mi è sempre piaciuto fare un commissario diverso, uno più incazzeto (come dico nel linguaggio banfiota), uno più nervoso…
In quale film ti sei divertito di più?
Sicuramente in Vieni avanti cretino, un film che fa ridere molto, scritto e creato da me. Il regista Luciano Salce rideva dietro alla macchina da presa quando girava le scene, per cui mi aveva detto: “Lino, facciamo una cosa: visto che con te non si può dire ‘Adesso gira questa battuta’, perché nel tuo film tu vai a ruota libera ed è divertente per questo, io lascio la macchina da presa aperta e quando finisci la scena mi dici ‘Stop!’”. Oggi questo film è amato da molti medici perché lo usano come terapia in certi istituti dove ci sono persone che soffrono di Alzheimer e di Parkinson, che non muovono mai i muscoli facciali per ridere; ma guardando quel film ridono talmente tanto che io divento quasi una medicina! E questo mi inorgoglisce ancora di più come attore.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Quello che mi piace di più è insegnare agli attori più giovani di me che questo è un bel lavoro ma va fatto con misura, con arte, senza esasperazioni, bisogna misurare e dosare tutto ciò che si fa —e pregare Dio che ti vada bene! Io ho sempre sognato da bambino che un giorno avrei firmato gli autografi, che sarebbero finiti i sacrifici, per questo oggi voglio insegnare ai giovani la modestia, la calma e di non avere invidia di nessuno perché c’è spazio per i sogni di tutti.
Come vivi l’affetto delle nuove generazioni?
Tre mesi fa sono diventato bisnonno e la sensazione che provo con mia bisnipote è incredibile, diversa da quella di quando sono diventato nonno. Ridendo e scherzando ho abbracciato quattro generazioni di gente che mi vuole bene e che mi ama, e ringrazio tutti questi ragazzi che mi stanno intervistando perché so che la vita non è facile, so che ci sono delle sofferenze, però c’è anche della leggerezza con i tipi come me, che ogni tanto fanno sorridere dicendo le cazzete.
Pensi che farai ancora altri film?
Questa è una bella domanda, mi piacerebbe rispondere di sì ma non ci sono all’orizzonte altri film. Però tra poco uscirà quello girato da Michele Bravi, con il quale ho fatto un film piccolo che, non essendo né un lungometraggio né un cortometraggio, abbiamo pensato di chiamare largometraggio.
Qual è al momento il tuo sogno più grande?
Che questa bambina [la bisnipote Matilde, ndr] faccia in tempo a vedere, a capire e a comunicarmi l’importanza del nonno, che ha fatto ridere tante generazioni e spera di far ridere anche lei e di giocarci insieme, perché per ora è ancora troppo piccola per poterlo dire.
C’è un aneddoto divertente della tua carriera che non hai mai raccontato?
Di aneddoti ce ne sono tanti, però c’è sempre il fatto che io non so nuotare, non so sciare, non so andare a cavallo, non so fare nessun tipo di sport insomma; e nessuno ci ha mai creduto. Quando giravamo una scena in barca e dicevo: “Guardate che se caschiamo in acqua io muoio, non so nuotare!”, tutti ridevano, non ci ha mai creduto nessuno, invece è così. Vi confesso una curiosità: una cosa per cui si inchezzano tutti quanti è che io non prendo mai il sole, quando sono al mare sto sempre all’ombra con il cappello in testa, gli occhiali, e ovviamente non vado mai in acqua perché non so nuotare, però mi abbronzo subito, sono fortunato!
Quale è l'attore italiano che ti piace di più?
Momentaneamente l’attore italiano che mi piace di più, che mi fa ridere, è Checco Zalone. E poi lui ha detto che la nuova generazione di attori pugliesi esiste perché io ho aperto la strada alla “pugliesità”, a questo linguaggio curioso, e di conseguenza agli attori comici pugliesi.
L’intervista a Lino è stata condotta da Luca, Alice e Matteo, tre dei giovani speaker di Jolly Roger - La Radio dei Pirati. Il laboratorio radiofonico inclusivo è un progetto di Aracne - La Rete che Include, diretto dai giornalisti professionisti di Fondazione Media Literacy e realizzato con il sostegno di Con i bambini. Si tratta di un’iniziativa rivolta a bambini e ragazzi con disabilità e in condizioni di povertà educativa del Municipio III di Roma, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.