Ai microfoni di Jolly Roger arriva la saggezza e la profondità della scrittrice, poetessa e saggista Premio Strega Dacia Maraini, che con umanità racconta alla redazione inclusiva la sua esperienza di scrittrice e le sue passioni.
Cosa l’ha spinta a scrivere e a diventare una scrittrice?
Io sono fortuna perché vengo da una famiglia di scrittori: mio padre ha sempre scritto e anche i miei nonni, quindi la scrittura è il mio pane quotidiano. Ho iniziato a scrivere a 13 anni in un giornalino scolastico ed è stata la mia prima scuola di scrittura attraverso cui avere un confronto con i miei compagni. Successivamente a 17 anni ho fondato una rivista letteraria e da lì non ho più smesso.
Perché la maggior parte delle sue opere parla della figura della donna?
Io prima di tutto sono donna e crescendo mi sono resa conto che c’erano grandi ingiustizie nei confronti del mio genere e questo mi ha portato ad approfondire la storia delle donne. Secondo me, fino a 2-3 anni bambini e bambine son uguali, ma successivamente comincia la divisione dei ruoli, e tali ruoli rappresentano una prigione sia per donne che uomini, a cui entrambi devono sottostare, anche fortunatamente in questo periodo si stanno incominciando a contestare questi ruoli.
Quali libri di quelli che ha scritto sono i suoi preferiti?
È sempre l’ultimo che ho scritto, quello più vicino a me, perché vi sono attaccata più cronologicamente. Ma il mio libro più apprezzato e popolare è senza dubbio La lunga vita di Marianna Ucrìa, che ha avuto numerose ristampe ed è stato pubblicato in diverse lingue.
Da dove è nata la sua passione per il teatro?
Io dopo essere stata in Giappone sono andata in collegio in a Firenze e lì facevo teatro con le mie compagne e scrivevo testi teatrali. Il teatro è una grande comunanza, un lavoro collettivo. Nello scrivere romanzi si è sempre da soli, ma con il teatro avviene uno scambio tra le persone e questo è meraviglioso.
Cosa l’ha colpita di più durante la sua esperienza nel campo di concentramento in Giappone?
La fame prima di tutto. Io e i mie genitori eravamo tenuti tra la vita e la morte e da bambina di 7 anni, senza le vitamine e le proteine che permettono ai bambini di crescere, ero veramente disperata, costretta addirittura a dover mangiare le formiche per sopravvivere, nonostante la pericolosità che questo comportava.
Ha consigli per donne che vengono maltrattate o che hanno subito maltrattamenti?
Penso che una donna che subisce maltrattamenti deve subito parlarne e denunciare, perché la cronaca ci dice che purtroppo i maltrattamenti non migliorano. Se un uomo picchia una donna è perché è debole e si sente più forte quando la domina e la controlla. L’idea che il più forte picchi il più debole può succedere tra gli animali, ma non tra gli esseri umani. Bisogna capire che non si può possedere nessuno. La persona umana è sacra e non bisogna mai usare le armi contro gli esseri umani, né fargli violenza fisicamente e verbalmente. Si può criticare la persona, ma mai usarle violenza.
Nelle sue opere il dare spazio alla diversità e spiegare che cos’è la normalità sono temi centrali della sua poetica. Perché è importante mostrare la fragilità e la diversità?
Ci sono tanti modi di maltrattare i più deboli. Come ho detto prima le persone sono sacre e le persone più fragili, malate o disabili vanno rispettate ancora di più. È fondamentale avere un atteggiamento di rispetto verso l’altro, chiunque sia, se è un bambino, se è un adulto, se è un nemico, se ha difficoltà fisiche, ma va rispettato.