In principio c’è quasi sempre una bambina dal passato familiare indigente o un po’ sfigato, che però ha qualcosa di speciale che le altre non hanno. Poi arrivano anni difficili di studio, solitudine e dedizione, in cui il talento si plasma fino a sfociare nel genio. Il debutto, il successo, poi l’immancabile uomo intrigante – anch’egli ballerino o intellettuale di johnnydeppiano fascino – che resta ammaliato dall’artista nascente. La quale poi rischia di mandare la propria carriera alle ortiche per colpa di questo travolgente amore consumato senza troppe precauzioni – perché, amici lettori, quasi sempre la storia è ambientata nella prima metà del ‘900, epoca in cui, si sa, su queste cose non si prestava particolare attenzione. Il tutto meglio ancora se ambientato in Russia, con l’aggiunta di sprazzi di politica sovietica, e voilà la torta è pronta.
I tipici ingredienti di un romanzo ambientato nel mondo della danza possono sfiorare il confine con lo stereotipo. Eppure hanno il loro fascino. Forse perché descrivono verità che risuonano nel nostro profondo, perché i loro protagonisti hanno un sacro fuoco dentro e inseguono la loro ambizione come vorremmo fare noi nella realtà. I libri sulla danza sono fatti di solitudine, concentrazione, ossessione e sacrificio. Sono – possiamo azzardare questo nomignolo? – dei Jedi d’inchiostro e plié, come in generale un po’ tutta la letteratura che parla di sport. Con l’aggiunta, però, del magico mondo dell’arte e del palcoscenico.
E ci affascinano perché se gli autori centrano il giusto dosaggio degli ingredienti possono creare mille varianti diverse dagli esiti sempre avvincenti.
Quinta posizione: lo stereotipo andante (ma con gli zar)
Al quinto posto della nostra classifica troviamo però un romanzo che centra in pieno – ahi lasso – proprio la ricetta di ingredienti ballerini che sfocia nella torta stereotipo. Stiamo parlando di Granny Dan. La ballerina dello zar di Danielle Steel. La trama? Molto simile all’elenco che apre questo articolo (dramma familiare di partenza, contesto russo e amore combinaguai compresi) a cui aggiungiamo un paio di elementi che possono stuzzicare il vostro interesse: la descrizione del mondo sfarzoso della famiglia Romanov, la vicenda della protagonista che si intreccia alla rivoluzione d’ottobre. E il fatto che la sua storia sia ricostruita, anni e anni dopo, da una nipote che ripercorre a ritroso il suo passato artistico fatto di lustrini e oscuri segreti.
Voto: 5
Quarta posizione: i salti (temporali)
Al quarto posto della nostra classifica c’è La storia di Hester, dell’autrice Adèle Geras. Anche qui parte tutto da una bambina e un grande sogno, ma non siamo più in Russia bensì in Francia, che poi diventerà Inghilterra col prosieguo della trama. La piccola Estelle, dopo la morte della mamma, sarà affidata ai burberi zii inglesi da cui tenterà di ribellarsi prestissimo per studiare danza nella casa di una loro eccentrica vicina. Da Estelle diventerà Hester, giovane promessa del balletto destinata a grandi successi ma anche ad altrettanto grandi e drastiche scelte. Punti forti del romanzo: il rapporto tra Hester e le amiche ballerine della sua prima compagnia, così cameratesco e solidale; i salti temporali tra la storia della giovinezza di Hester e il suo presente negli anni ‘80, in cui la ritroviamo ormai anziana e celebre mentre dirige un suo personale festival di danza; la descrizione curata e artistica del mondo del balletto, soprattutto della compagnia ospitata negli anni ’80 nel festival,con tutti i suoi piccoli intrighi e segreti. Ovviamente c’è un filo nascosto che lega il passato di Hester a questa compagnia di artisti, solo che lei ancora non lo sa.
Voto: 7
Terza posizione: bruciare di ambizione
Chiara Simonetti è la scrittrice che guadagna il terzo posto della nostra classifica. Il suo romanzo si chiama Contraddanza e la descrizione più calzante che ci viene in mente per descriverlo è “ossessivo contagioso”. Nel senso più positivo e totalizzante del termine. Il fondale è l’Italia degli anni di piombo, la scena è tutta della giovane e ambiziosissima Mariolina che ci descrive la sua passione assoluta, dalla primissima lezione al debutto su un vero palco in cui esplode con tutto il suo talento… ma anche con la sua follia. E tra l’inizio e l’epilogo la sua adolescenza raccontata col filtro della danza, degli allenamenti, del sogno da inseguire, delle lacrime, delle mille piccole invidie tra compagne danzanti, della musica, delle angherie delle insegnanti, della competizione, delle scarpette, della scomodità, della ricerca di se stessi. Il sogno, l’ossessione, e poi il finale che non ti aspetti. Cosa trasmette questo romanzo? Voglia di dedizione, di ribellione. E sopra ogni altra cosa, la bellezza della libertà. Anche di cambiare idea, in qualsiasi momento.
Voto 8
Seconda posizione: il genio, anche quello nascosto
Se parliamo di danza prima o poi da qualche parte dovrà pur spuntare Vaclav Nizinskij. Che però è solo il coprotagonista del libro al secondo posto della nostra classifica. Il respiro della danza di Eva Stachniak parla sì della vita di Vaclav ma dal punto di vista della sorella Bronia, talentuosa e brillante ballerina che studia con lui nella scuola di danza, si esibisce nel prestigioso Corpo di ballo del teatro Mariinskij di San Pietroburgo e poi lo segue nei Ballets Russes creati da Djagilev, incontra Isadora Duncan, scappa dal regime, vive a Parigi e poi gira il mondo, vede il fratello lentamente impazzire, rischia di perdere sogni e carriera a causa del più famigerato ingrediente stereotipo della nostra lista – indovinate quale? – e poi… e poi…
Un romanzo di grande passione, sconclusionato e sconvolgente genio, ma anche di ricerca di equilibrio e razionalità in un ambiente artistico vivo, fatto di quegli intellettuali e pensatori che sono stati i protagonisti del fermento culturale del ‘900. L’emozione più grande? Veder nascere proprio sotto i tuoi occhi, proprio tra queste pagine, il clamoroso L’après midi d’un faune di Nizinskij, che segnò un prima e un dopo nella storia della danza mondiale.
Voto: 9
Prima posizione: gioielli e poeti dissidenti
Il nostro Jedi d’inchiostro e plié preferito è Nina, di Daphne Kalotay. La torta in assoluto più capace nella combinazione dei nostri ingredienti stereotipo sul mondo della danza, impreziositi dalle new entry in ricetta del mondo dei gioielli e delle case d’aste. Nella Boston del 2003 troviamo infatti l’anziana Nina Revskaja, famosissima ballerina russa sfuggita al regime staliniano, che decide di mettere all’asta tutti i suoi gioielli per allontanare per sempre un passato doloroso. Ma da una parure della sua collezione sembra mancare un pezzo importante: una collana che l’addetta della casa d’aste Drew Brooks è assolutamente decisa a ritrovare, scavando nella memoria di Nina e nella sua storia che comincia molto lontano, nella Russia di Stalin, al tempo della sua scintillante carriera sul palcoscenico e della sua inossidabile amicizia con la ballerina Vera Borodina, al tempo della polizia segreta del regime e del suo amore per il poeta Viktor Elsin che forse nascondeva dei messaggi ribelli nei suoi versi. E poi c’è questo professore di russo, Grigorij Solodin, che per qualche motivo possiede proprio la collana mancante e che ha da compiere una ricerca importante, la ricerca di una vita.
Sentimentale ma non stucchevole, politico ma non militante, riflessivo ma non indigesto. E pieno di gioielli, tanti, col gusto e il respiro delle cose antiche, dei segreti e malintesi che minano l’amicizia vera, senza mai davvero scalfirla. Forse.
Voto: 10