Il rapporto tra scrittori e radio, sopravvissuto ad epoche diverse e cambiamenti tecnologici, rappresenta un affascinante intreccio di creatività e comunicazione. Dai primi dubbi degli scrittori alla radio agli audaci radio- drammi del Dopoguerra, la relazione tra queste due forme d'arte ha contribuito a definire non solo la radio stessa, ma anche la letteratura del XX secolo.
Nel 1931 Enzo Ferrieri pubblicò sul periodico Il Convegno il manifesto La radio, forza creativa, testo che per primo diede avvio a una riflessione critica sulla radio da parte del mondo della letteratura, rivelando una diffidenza iniziale tra gli scrittori.
Il dopoguerra segnò un cambio di rotta, con programmi come Scrittori al microfono e L'approdo, che consolidarono la presenza degli scrittori alla radio, anche in veste di autori di radiodrammi. Savinio, Gadda, Pratolini e Dessí, fra gli altri, credono con forza nel radiodramma come genere artistico. Dal 1948 al 1956 si produrranno circa quaranta radiodrammi all’anno, un numero che non verrà mai più raggiunto.
Quando, a metà degli anni Settanta la RAI manderà in onda Le interviste impossibili – in cui uomini di cultura contemporanei reali fingono di trovarsi a intervistare 82 fantasmi redivivi di persone appartenenti a un'al- tra epoca –, sarà del tutto naturale coinvolgere mezza società letteraria: da Sciascia a Sanguineti, da Arbasino a Calvino. Oggi, con programmi come Fahrenheit, la radio continua a essere un terreno fertile per la creatività letteraria, unendo passato e presente in un vibrante dialogo culturale: su Rai Radio Tre, Loredana Lipperini e Tommaso Giartosio hanno creato uno spazio in cui le parole degli scrittori e dei poeti, insieme alle scelte dei lettori e degli editori, trovano un rifugio, un luogo dedicato alla letteratura in modo programmatico.
La radio continua dunque ad essere un palcoscenico per gli scrittori, un luogo in cui le storie trovano respiro e le voci degli autori continuano a vibrare nell'etere culturale.