Leggere è appassionante. È magico. E fa bene.
Lo dice anche il titolo della conferenza durante la quale abbiamo incontrato Veronica Di Lisio, giornalista e direttrice editoriale presso Giunti, al Salone del Libro di Torino 2018. Ed è grazie al suo intervento che abbiamo scoperto tutti i tabù che ha infranto la Disney attraverso i suoi cartoni animati e i suoi libri.
Solo per citarne qualcuno: quanta ansia ci ha messo, a sua tempo, la matrigna di Cenerentola? In realtà è una figura fondamentale, l’immagine tramite la quale il bambino proietta la propria esperienza della madre cattiva che deve proibire e dire “no”.
E vogliamo parlare del trauma che abbiamo vissuto tutti per colpa della mamma di Bambi? Ebbene, anche quello ci è servito: attraverso le parole di Veronica abbiamo scoperto che ha aiutato i bambini a superare il distacco dai genitori e a muovere i primi passi verso l’autonomia.
Il Re Leone? Non era mica un “figlio di” con la vita facile. Come ci ha fatto notare Veronica, Simba ha dovuto dimostrare il proprio valore di re e cercare il suo ruolo nel cerchio della vita per tutto il film.
Inside Out? In un mondo in cui si edulcora la realtà e si parla ai bambini solo di gioia, è il cartone animato che ha detto che senza tristezza il bambino non completa la gamma delle sue emozioni.
E che dire del cartone animato più visto della storia? Si tratta di Frozen, che ha dato un nuovo protagonismo al rapporto tra sorelle fino ad allora mai abbastanza esplorato.
C’è un cartone uscito da poco, che parla di morte ma che dice che nessuno muore davvero finché vive nella memoria di chi lo ha amato. Si tratta di Coco, che recupera l’antica tradizione dell’altarino di famiglia con le foto dei propri cari, persa nei decenni perché considerata inquietante. Eppure Coco ha dentro tutti i valori umani dell’essere e ci ricorda che le foto sono un modo positivo per custodire le persone importanti nella mente.
Spiccano, tra il pubblico della conferenza al Salone, gruppi di ventenni che ascoltano con partecipata attenzione. Sarà forse vero che, superata la fase di contestazione e rifiuto delle “cose da bambini”, la Disney ha ancora successo tra i giovani?
Lo abbiamo chiesto a Veronica.
Che rapporto hanno i ragazzi tra i 14 e i 20 anni con la Disney?
C’è una fascia d’età in cui si tende ad abbandonare la Disney e la si considera roba da “piccoli”. Lo scollamento oggi inizia sempre prima: già a sette anni una bambina può avere delle resistenze a leggere un libro sulle principesse perché i suoi gusti cambiano e non si riconosce più in quel mondo. Ma alle superiori, quando si lasciano alle spalle i luoghi comuni legati all’infanzia e si inizia a essere un giovane uomo e una giovane donna, quando si consolidano i gusti, arriva un punto in cui non si ha più da dimostrare niente alle persone: sei un essere compiuto a tutto tondo. Tu sei tu. E non è più un problema dichiarare all’umanità che sei piccolo o grande. Ed è allora che anche il fatto di avere una borsa di principesse, banalmente, diventa un modo per riappropriarsi della propria infanzia. Questo significa che hai superato i luoghi comuni legati al concetto “Disney è una cosa da piccoli” e vai a vedere Coco perché semplicemente quel film ti piace.
Cosa leggono i giovani dai 14 anni in poi?
Quelli che leggono sono lettori davvero assidui. I generi che incantano sono ancora il fantasy, il giallo con tutte le sue sfaccettature e il romanzo rosa, che è ancora un evergreen dal fascino straordinario. Piacciono molto autori come Alessandro D’Avenia e Andrea Marcolongo. È un’età in cui ci si comincia a interessare ai saggi.
Qual è l’impegno di Giunti per avvicinare i ragazzi alla lettura?
Le campagne che Giunti fa sono straordinarie e incredibili, concentrate nella fascia delle elementari con attività che fanno da collante tra scuola e libreria. Non dimentichiamo che molti libri vengono ancora consigliati dagli insegnanti. Ci siamo accorti che i genitori non conoscono la produzione libraria moderna: tendono a consigliare i classici ma non conoscono i gusti della nuova generazione, anche perché i giovani cambiano con una tale rapidità per cui non è facile stare al loro passo e sorprenderli. La scuola ha ancora un ruolo fondamentale in questo. Giunti ha una tradizione di produzione letteraria per bambini molto consolidata. Ha una relazione profonda con la scuola e nei suoi punti vendita Giunti al Punto propone attività volte ad avvicinare i giovani lettori, o partnership come quella con la Disney.
Nel 2001 le adolescenti di 13-14 anni si innamorarono di Witch, il fumetto italiano Disney sulle cinque amiche dotate di poteri magici che difendevano la Muraglia tra la Terra e gli altri pianeti della zona oscura del Metamondo. Fu un successo mondiale, letto sia dalle ragazze che dai ragazzi. Cos’era Witch e come lo racconteresti a una ragazza di oggi che non l’ha conosciuto?
Era la storia eterna delle emozioni che le ragazze di tutto il mondo hanno sempre in quella fascia d’età. Questa è stata la forza di Witch. Allora il target elettivo del fumetto era 14 anni, ma si abbassò nel corso del tempo. Oggi quella storia potrebbe essere apprezzata anche da una bambina di 8 anni. Witch ha rappresentato per la prima volta la capacità di raccontare in fumetto le emozioni di un periodo storico ed esperienziale di ciascuno. Non ti so dire se oggi potrebbe avere la stessa potenza di fuoco, perché all’epoca era il primo fumetto per ragazze. Oggi per fortuna il fumetto è prolificato in tutta una serie di fenomeni (Zerocalcare, Radice e Turconi, Bevilacqua e tanti altri). Di certo se dovessi ripensare a Witch oggi penserei a una bellissima storia narrata con delle illustrazioni ad hoc particolari, da raccontare in una maniera più fluida e dilungandosi di più in cose che la battuta del fumetto non ti permette.
Che esempi positivi possono trovare oggi i ragazzi nella letteratura?
La lettura ha il potere straordinario di non farti sentire mai solo di fronte a una situazione. Puoi identificarti nei protagonisti del tuo racconto. Mi viene in mente The hate U give, che abbiamo lanciato come Giunti: il protagonista è un ragazzo che arriva da situazioni difficili d’infanzia. Cito questo, ma la letteratura attuale è piena di esempi. Mi viene da dire che funzionano ancora benissimo le storie corali: raccontare una storia attraverso gli occhi del protagonista ma anche di tutto il gruppo, cosa che era stata anche un po’ il fascino di Witch. Non è tanto importante avere un eroe o un’eroina di riferimento in cui identificarsi: il successo di una storia per ragazzi c’è quando riesci a portare a galla tutto il patrimonio emozionale nel quale un lettore può riconoscersi.
Il tuo libro preferito?
Può farti sorridere, ma il libro che ho letto di più nella mia vita è Il Piccolo Principe. Era un libro che si riceveva quando facevi la comunione, o in occasioni del genere. L’ho letto una prima volta e non ho capito praticamente niente, l’ho riletto in quarta elementare e ho già capito qualcosa di più. Mi sono perdutamente innamorata del Piccolo Principe alle medie, quando l’ho riletto da sola. È un mondo immaginario che si fa vita. L’ho riletto in altri momenti, l’ho letto anche ai miei bambini da mamma, e mi ha sempre aiutata a rivedere la mia vita con gli occhi di quel fanciullo. Oltre al Piccolo Principe ho dei gusti che oscillano in ogni genere. Sono una fan del lavoro che compie D’Avenia come educatore, sia a scuola sia attraverso la parola scritta. Mi è piaciuto tantissimo anche Wonder.
Sul cartaceo di Zai.net abbiamo una rubrica, il LibroMosso, in cui i nostri giovani reporter recensiscono i romanzi descrivendoli in modo buffo. A volte ci dicono anche che tipo di persona sarebbero i loro libri, se esistessero davvero.
Se dovessi “libromossizzare” il Piccolo Principe, che persona sarebbe?
Il piccolo Principe di oggi per me è Jovanotti, per la curiosità che lo spinge a trovare sempre nuove strade e a vedere le cose da un'altra prospettiva. Crede nel potere dell'immaginazione. Le cose che racconta hanno l'ambizione di portare ognuno fra le stelle, a cercare la propria.