Romanzo cult. La vita agra dei giovani milanesi
Lo scrivi sì o no il tuo romanzo erotico?
La vita agra dei giovani milanesi
Marzia Mancuso, 19 anni | 7 novembre 2011
Lo chiedeva qualcuno nei versi di una delle prime canzoni dei Baustelle: era il 2000 e Francesco Bianconi, leader del gruppo toscano, ancora non portava i baffoni a manubrio.
Undici anni dopo, un Bianconi stavolta baffi munito ha scritto il suo romanzo.
Il regno animale (Mondadori) mi ha causato qualche perplessità.
La prima è che a scriverlo è stato uno che di mestiere fa il musicista e a questi salti dall’ambito musicale a quello letterario si assiste in genere con qualche sospetto.
La seconda è che sono una fan accanita dei Baustelle, da urletti concitati sotto il palco per intenderci, e ciò potrebbe alterare il mio spirito critico.
Proverò ad operare una compensazione tra le due per fornire un parere obiettivo.
Non si può dire che sia l’opera del secolo, ma di certo è ben scritta.
Romanzo “milanocentrico” e in parte autobiografico, racconta di Alberto, arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe fare lo scrittore, o almeno il giornalista fighetto. E ha dei problemi di erezione. Susi è bella e magra, vorrebbe volare via da quel puzzo di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo con una lametta. Sandro da bambino pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta ubriaco di Fernet al bancone del bar. Francesco, cantante di una band indie di successo, è l’unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella quale si sentiva pure un po’ a disagio. Le loro vite sprecate si toccano a Milano.
La fauna urbana si racconta, talvolta in modo grottesco, componendo un ritratto ironico della società. Curioso l’uso delle note, che si dilungano sfuggendo alla logica della trama: “il libro stesso è un animale, è come se volesse ribellarsi alla lettura”, ha spiegato l’autore.
Undici anni dopo, un Bianconi stavolta baffi munito ha scritto il suo romanzo.
Il regno animale (Mondadori) mi ha causato qualche perplessità.
La prima è che a scriverlo è stato uno che di mestiere fa il musicista e a questi salti dall’ambito musicale a quello letterario si assiste in genere con qualche sospetto.
La seconda è che sono una fan accanita dei Baustelle, da urletti concitati sotto il palco per intenderci, e ciò potrebbe alterare il mio spirito critico.
Proverò ad operare una compensazione tra le due per fornire un parere obiettivo.
Non si può dire che sia l’opera del secolo, ma di certo è ben scritta.
Romanzo “milanocentrico” e in parte autobiografico, racconta di Alberto, arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe fare lo scrittore, o almeno il giornalista fighetto. E ha dei problemi di erezione. Susi è bella e magra, vorrebbe volare via da quel puzzo di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo con una lametta. Sandro da bambino pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta ubriaco di Fernet al bancone del bar. Francesco, cantante di una band indie di successo, è l’unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella quale si sentiva pure un po’ a disagio. Le loro vite sprecate si toccano a Milano.
La fauna urbana si racconta, talvolta in modo grottesco, componendo un ritratto ironico della società. Curioso l’uso delle note, che si dilungano sfuggendo alla logica della trama: “il libro stesso è un animale, è come se volesse ribellarsi alla lettura”, ha spiegato l’autore.
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