Libero chi legge
Se una parola racconta la società
Lo scrittore Andrea Bajani e i suoi ventidue ragazzi descrivono l?Italia di oggi in dieci neologismi al Salone del Libro di Torino
Redazione | 27 aprile 2013
Se la realtà cambia, bisogna inventare nuovi termini per esprimerla. Questa la filosofia alla base di ?Il vocabolario allargato?, l?iniziativa che per il secondo anno consecutivo porta un gruppo di ragazzi delle scuole superiori sull?importante palco del Salone Internazionale del Libro di Torino a riflettere con saggisti, linguisti e scrittori sulla società in cui vivono. Primo fra tutti Andrea Bajani, che con ventidue ragazzi ha tenuto un laboratorio di tre mesi in cui sono nati dieci neologismi, dieci parole nuove che provano a raccontare le contraddizioni del nostro Paese. «Per i ragazzi creare un neologismo significa veder nascere qualcosa che solitamente si maneggia in maniera automatica ? spiega Bajani ? Nella fattispecie di questo progetto, inventare parole nuove significa soprattutto interrogare il mondo in cui si vive, non dare per scontato che tutto sia già come è». Significa, quindi, guardare la società in maniera critica e saperla interpretare, facendo poi un importante sforzo di sintesi per condensare il concetto in una parola. Ma come nasce un neologismo? A risponderci è Daniele, uno dei ragazzi del laboratorio: «Nella prima riunione Andrea ci ha proposto di pensare a neologismi ricavati dal mondo circostante, oppure di cercare semplicemente nuovi concetti da discutere insieme negli incontri successivi. Ogni volta si confrontavano i concetti e le parole di ciascuno: spesso per inventarle occorreva un colpo di genio». Catone diceva: ?rem tene, verba sequentur?, e il lavoro di questi ragazzi è stato proprio focalizzato sull?osservazione della realtà e solo successivamente sullo sforzo creativo di formazione di un neologismo. D?altra parte, «c?è un confronto prima di arrivare alla parola definitiva, ma quando nasce si capisce!», spiega Bajani.
Ed ecco che sono nati: disonestar, disfuturi, sovravvivere, eteriderio, demolitica, onnifood, monetica, svivere, linkotico, subizionista. Alcune parole sono molto legate all?attualità, al momento, ma è normale che sia così: «Un neologismo nasce sull?onda di una contingenza: solo se ha una vita prolungata poi diventa una parola di uso comune ? continua lo scrittore ? È una questione darwiniana: se ha la capacità di difendersi, se diventa uno strumento di scambio entra nel mondo dei parlanti, altrimenti sarà stata una parola di passaggio che in un dato momento è servita ad esprimere un concetto». Ed effettivamente tra le parole dello scorso anno ha avuto successo ?rinuncianesimo?, un termine che indica l?atteggiamento rinunciatario degli italiani, che si scoraggiano ancor prima di fare una cosa. Dal punto di vista linguistico, la parola ha avuto fortuna, tanto da essere utilizzata anche dai media tradizionali. E anche quest?anno qualche termine rischia davvero di diventare un tormentone, come ?disonestar?, che sta ad indicare le persone che diventano famose compiendo atti illegali. O il triste ma realistico ?disfuturi?, che ci descrive Daniele: «I disfuturi sono una categoria di giovani (ma non solo) che pensano di non avere futuro. C?è però anche un altro significato, forse più profondo: il disorientamento nel presente provocato dal proiettarsi in un futuro incerto». Passando in rassegna i dieci neologismi, il ritratto del nostro Paese che viene fuori non è dei più rosei: un?Italia che ? come dice Bajani ? passa il tempo a ?svivere?, a viversi addosso piuttosto che contribuire a qualcosa. Continua Daniele: «La fotografia che esce fuori dalle nostre parole è molto sconfortante: si ha la sensazione di un Paese molto frammentato, in cui non c?è più futuro. Questo senso di smarrimento è presente in tutte le generazioni e a tutti i livelli, dai comuni cittadini sino agli uomini più influenti». E in questo clima di incertezza si fanno largo falsi miti, come appunto le disonestar o la monetica, l?etica del nuovo millennio. Proprio per questo diventa ancora più importante che l?abitudine a riflettere e ad esercitare il proprio spirito critico non venga meno: ?Il vocabolario allargato? è un progetto che si prefigge questo scopo. I dieci neologismi saranno presentati al Salone del Libro di Torino in altrettanti appuntamenti con i ragazzi che avranno la possibilità di dialogare con saggisti, scrittori e linguisti del loro J?accuse contro l?attuale situazione politica e sociale del nostro Paese.
Ed ecco che sono nati: disonestar, disfuturi, sovravvivere, eteriderio, demolitica, onnifood, monetica, svivere, linkotico, subizionista. Alcune parole sono molto legate all?attualità, al momento, ma è normale che sia così: «Un neologismo nasce sull?onda di una contingenza: solo se ha una vita prolungata poi diventa una parola di uso comune ? continua lo scrittore ? È una questione darwiniana: se ha la capacità di difendersi, se diventa uno strumento di scambio entra nel mondo dei parlanti, altrimenti sarà stata una parola di passaggio che in un dato momento è servita ad esprimere un concetto». Ed effettivamente tra le parole dello scorso anno ha avuto successo ?rinuncianesimo?, un termine che indica l?atteggiamento rinunciatario degli italiani, che si scoraggiano ancor prima di fare una cosa. Dal punto di vista linguistico, la parola ha avuto fortuna, tanto da essere utilizzata anche dai media tradizionali. E anche quest?anno qualche termine rischia davvero di diventare un tormentone, come ?disonestar?, che sta ad indicare le persone che diventano famose compiendo atti illegali. O il triste ma realistico ?disfuturi?, che ci descrive Daniele: «I disfuturi sono una categoria di giovani (ma non solo) che pensano di non avere futuro. C?è però anche un altro significato, forse più profondo: il disorientamento nel presente provocato dal proiettarsi in un futuro incerto». Passando in rassegna i dieci neologismi, il ritratto del nostro Paese che viene fuori non è dei più rosei: un?Italia che ? come dice Bajani ? passa il tempo a ?svivere?, a viversi addosso piuttosto che contribuire a qualcosa. Continua Daniele: «La fotografia che esce fuori dalle nostre parole è molto sconfortante: si ha la sensazione di un Paese molto frammentato, in cui non c?è più futuro. Questo senso di smarrimento è presente in tutte le generazioni e a tutti i livelli, dai comuni cittadini sino agli uomini più influenti». E in questo clima di incertezza si fanno largo falsi miti, come appunto le disonestar o la monetica, l?etica del nuovo millennio. Proprio per questo diventa ancora più importante che l?abitudine a riflettere e ad esercitare il proprio spirito critico non venga meno: ?Il vocabolario allargato? è un progetto che si prefigge questo scopo. I dieci neologismi saranno presentati al Salone del Libro di Torino in altrettanti appuntamenti con i ragazzi che avranno la possibilità di dialogare con saggisti, scrittori e linguisti del loro J?accuse contro l?attuale situazione politica e sociale del nostro Paese.
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Salone del Libro, Libri, Torino, saggisti, scrittori, linguisti, cultura, incontri, Andrea, Bajani
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