Libri
Da leggere, regalare, far girare
Per dieci minuti sarò un’altra
Intervista con Gabriele Gamberale
Redazione di Roma | 13 febbraio 2014
Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Dieci minuti al giorno per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Ecco l’idea stimolante, da cui si dipana il romanzo di Chiara Gamberale, un libro sul tempo e sulla necessità di saper accogliere il cambiamento per tornare a vivere.

Per dieci minuti è un libro del tutto autobiografico?
No: nonostante la protagonista si chiami come me e faccia la scrittrice, come in tutti i miei libri la realtà dei fatti cede, senza nemmeno accorgersene, il passo al romanzesco. D'altronde “il realismo è l'impossibile”, come afferma Walter Siti.

Ha cominciato a scriverlo durante - come scrive nel libro - o dopo la terapia dei dieci minuti?
Mentre facevo l’esperimento sulla pelle della mia vita appuntavo le cose nuove fatte giorno per giorno su dei post it e tenevo un diario: ma solo dopo l’ho trasformato in un libro.

Ci ha colpito che ogni giorno si apre con l’indicazione dell’alba e del tramonto: perché?
Perché il tempo è il vero indiscusso protagonista del romanzo. Come dimostra la protagonista, quando si soffre, l’alba è salutata con smarrimento e il tramonto con una specie di conforto. Quando si sta più o meno meglio, comincia a essere l’inverso e la curiosità di quello che porterà con sé un’alba torna a bussare alla porta dei nostri giorni.

Quale delle cose mai fatte prima l’ha scossa di più?
Senza dubbio decidere di prendere in affido quello che considero in tutto e per tutto mio figlio, nonostante io abbia 36 anni e lui 19.

Il segreto del suo successo?
Fatico a rispondere a questa domanda... Non ho mai pensato di potere fare altro che scrivere, nella vita, fin da bambina. Forse i lettori sentono l'urgenza di quello che racconto e sono animati da quella stessa urgenza. Io li incontro spesso, nelle presentazioni, e mi sembrano tutti così simili a me, così subito familiari e cari. Magari la cosa è reciproca...

Cos’è per lei l’ispirazione?
Qualcosa che arriva in pancia e mentre passa dal cuore per arrivare in testa non si perde. E poi, per me è tutto. Valgo qualcosa solo se m’ispiro, per parafrasare Stendhal che diceva: “Valgo qualcosa solo se m’entusiasmo”.

Il libro che avrebbe voluto scrivere.
Magic kingdom di Stanley Elkin.

Il libro che deve ancora leggere.
Stoner di John Williams. Tutte le persone di cui mi fido lo hanno amato e ancora non sono riuscita a leggerlo. Ma sta qui, sul mio comodino, mi guarda mentre vi rispondo.
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