Nonostante la crisi dell’editoria, Coop ha creduto in questo settore e oggi, con 40 librerie è presente in Italia, con un modello originale e che premia gli sforzi dei piccoli editori che spesso non riescono a trovare una distribuzione adeguata. Al timone, una donna, appassionata di lettura, energica e convinta fautrice che un libro possa condizionare la vita.
Se si potesse fare un bilancio di questi dieci anni di Librerie Coop, questa sfida come è stata raccolta dal pubblico?
Il nostro messaggio è stato ben compreso: siamo riusciti a trovare una nostra dimensione e identità forte; Librerie Coop ha creato negozi con un assortimento ampio e profondo, in cui si possono trovare libri difficilmente rintracciabili e di editori di nicchia. Ma In Italia si vende poco: al Salone del Libro di Torino i numeri mi hanno un po’ sconfortato, perché paragonati a Paesi come Francia e Germania siamo senza dubbio il fanalino di coda.
Qual è il rapporto tra giovani Millenials e i libri?
Il settore dei bambini e dei ragazzi è quello che sta dando le più grandi soddisfazioni. C’è un grande ritorno al fumetto (Zero Calcare soprattutto) e noi stiamo dando spazio a questo genere. I ragazzi comunque leggono un po’ di tutto, forse meno classici rispetto alle passate generazioni.
Ora è di moda il fantasy. I classici si riscoprono dopo: li leggono ormai già adulti.
Quale effetto avrà sulla piccola editoria la recente fusione fra Rcs e Mondadori?
I gruppi si sono sempre aggregati. Quella di dare spazio ai piccoli editori è una scelta e noi continueremo a sostenere la scrittura locale. Una libreria deve presentare un assortimento che non sia solo quello della sua casa editrice: sarebbe già persa in partenza. Può essere preoccupante per gli scrittori perché diminuiscono gli editori e si hanno meno possibilità di pubblicare.
Il mutamento tecnologico sta investendo l’editoria. Il futuro dei libri di carta è già scritto?
Faccio mie le parole del Presidente Mattarella, che in occasione della Giornata Mondiale del Libro ha detto che la lettura non è un esercizio alternativo agli strumenti della modernità. Per noi il suo valore resta inalterato nei diversi supporti sia cartacei che digitali: l’importante è che le persone leggano; riteniamo che bisogna diffondere la lettura, non il libro. A mio parere il profumo della carta non può essere sostituito da un apparecchio digitale. Credo, comunque, che il libro cartaceo avrà sempre predominanza.
Quando era adolescente c’era un libro che le piaceva particolarmente?
Il libro che ha cambiato la mia vita è un classico, La Storia di Elsa Morante, un libro che mi ha appassionato tanto che lo sognavo di notte. Per me la lettura era cercare di comprendere quei mondi come quello della guerra; leggere consente di entrare in mondi altrimenti inaccessibili. Alla fine del libro mi sentivo parte dei personaggi, avevo interiorizzato quel dolore.
Un libro che consiglierebbe ai giovani?
Ho appena terminato un libro bellissimo: Fuori a Primavera, l’ultimo di Concita de Gregorio. Si basa su un fatto di cronaca ed è una fortissima richiesta della protagonista di poter amare nonostante un evento che ha un po’ traumatizzato la sua vita. Scritto molto bene, lo può leggere anche un uomo. È romanzato, ma non è il classico romanzo.
Il Premio Nobel per la Letteratura è andato quest’ anno a una scrittrice bielorussa che racconta le sofferenze della popolazione, sfidando la censura. È un modello per noi ragazzi?
Assolutamente sì. La mia vita è stata segnata dal libro di Elsa Morante e quello è un percorso simile. Adesso bisogna dare forza a questa scrittrice leggendo i suoi libri: noi come librerie dobbiamo valorizzare scrittori che dedicano la loro vita a denunciare e i lettori devono sforzarsi di leggere questi importanti messaggi.