A che serve il latino? È la domanda che, mentre sudiamo sulle traduzioni, spesso ci facciamo. In Viva il latino. Storia e bellezza di una lingua inutile (Garzanti), Nicola Gardini, professore ad Oxford risponde che il latino è – molto semplicemente – lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo e lo fa in modo appassionante e convincente. Pensiamo ad esempio all’amore: il poeta Properzio ha raccontato il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell’uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione… Gardini ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo: quella che rappresenta l’identità italiana dentro l’Europa. E che dire dell’arte verbale? Il latino rappresenta il culmine e, quando concentriamo i nostri pensieri in un tweet, ricordiamoci che c’era già chi scriveva efficaci epigrammi racchiudendo un amore, una dedica, oppure celebrava un evento. “Avrai sempre soltanto ciò che avrai donato” («Quas dederis solas semper habebis opes»). Marziale insegna.
Viva il latino
Redazione | 27 febbraio 2017
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