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Arrestato il rapper spagnolo Pablo Hasél per aver esaltato il terrorismo e offeso la monarchia
Disordini e manifestazioni in tutta la Spagna: a Madrid 19 persone fermate e 55 feriti, di cui 35 agenti
Antonio Kovach | 17 febbraio 2021

Condannato a nove mesi d’arresto il rapper spagnolo Pablo Rivadulla Duró, conosciuto artisticamente come Pablo Hasél, il quale nei suoi testi e su Twitter, fa riferimento al re Juan Carlos I, definendolo come un “capo mafioso” e un “tiranno”, accusando la polizia di torturare e uccidere i manifestanti e gli immigrati oltre che di essere corrotta. 
La polizia ha dovuto fare irruzione nell’Università di Lleida per arrestarlo: si era trincerato all’interno delle aule universitarie con altri simpatizzanti e con alcuni suoi sostenitori per non farsi catturare.
Successivamente all’arresto del cantante sono nate numerose proteste in tantissime città spagnole, tra cui Barcellona e Madrid.
Sono più di 75 le persone che sono state arrestate, tra le quali 24 minorenni. Tra le persone arrestate in seguito alle manifestazioni di Barcellona ci sono anche sei ragazzi italiani: l’assessore all’Interno Miquel Sàmper ha dichiarato che si tratta di persone “legate ai movimenti anarchici”, arrestati perché hanno manifestato “condotte violente”. Nel corso di queste proteste ci sono stati numerosi saccheggi ed effrazioni nei negozi delle città. Gli scontri tra i protestanti e i poliziotti hanno raggiunto dei picchi di violenza molto elevati, una ragazza ha perso un occhio a causa di un proiettile di gomma che l’ha colpita.
Ogni individuo ha il diritto alla libertà d’espressione, oltre alla libertà di opinione e la libertà di poter comunicare informazioni senza limiti di frontiera. Spesso la libertà dei media e delle persone che esprimono le proprie idee vengono rispettate ma, altre volte come in questo caso, notiamo che questo diritto viene censurato e oppresso.
La Costituzione spagnola stabilisce che la libertà d’espressione deve prevalere se non viene esercitata con l’intenzione di ferire.
Dall’entrata in vigore del codice penale del 1995, circa 150 persone in Spagna sono state condannate per reati di opinione perché hanno scritto alcuni messaggi sui social media o hanno manifestato e preso parte a dei cortei, o ancora hanno realizzato delle canzoni esprimendo il proprio parere, non ritenuto consono dai piani più alti. Le numerose persone che sono state punite nell’arco di questo tempo sono state condannate a periodi di carcere e risarcimenti in denaro, solo per aver espresso un’opinione.
Risulta assurdo pensare che in un paese europeo, nel 2021, ci siano ancora persone che vengono private dei propri diritti.
Le manifestazioni violente in Spagna continuano e non si sa ancora per quanto altro tempo andranno avanti. La situazione sta diventando critica, numerose persone vengono ferite, c’è l’urgente necessità di tenere tutto sotto controllo prima che succeda qualcosa di più grave.

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