Il 15 aprile il governo colombiano ha proposto al parlamento una riforma fiscale che prevede l’aumento dell’IVA e delle tasse sui redditi medi. Nello specifico, chiunque guadagni più di 2,4 milioni di pesos al mese, equivalenti a 663 dollari circa, deve dichiarare l’imposta sul reddito. L'obiettivo della riforma inizialmente è quello di raccogliere fondi da investire in programmi sociali che avrebbero aiutato 19 milioni di persone e ridotto la percentuale di popolazione povera del 6%. Il presidente, parlando della nuova proposta di legge, nota come Legge di Solidarietà Sostenibile ha dichiarato: "Non stiamo facendo riforme per il Governo ma per la nazione, per le nuove generazioni”.
Le proteste
Il 28 aprile però iniziano le prime proteste nelle principali città: Cali, Medellín e la capitale Bogotà. A incrementare le rivolte è stata anche la situazione provocata dalla pandemia: dopo uno dei lockdown più lunghi al mondo, il tasso di povertà è salito del 7%: 2,8 milioni di persone oggi in Colombia guadagnano meno 145 mila pesos al mese, circa 32 euro.
La situazione attuale
Nonostante il 2 Maggio il presidente Duque abbia ritirato la proposta di legge, i fautori delle proteste non hanno smesso di saccheggiare banche e negozi, di incendiare autobus e stazioni di polizia: le rivolte iniziate per contestare la riforma fiscale in pochi giorni si sono trasformate in qualcosa di molto più grande e violento e non accennano a fermarsi. Dopo l’intervento della polizia con manganelli e gas lacrimogeni si contano 19 morti, tra cui un agente e due adolescenti, e centinaia di persone ferite. Sui social nel frattempo nasce l’hashtag #soscolombia per diffondere informazioni sulla situazione, mentre grandi personaggi dello spettacolo e non solo fanno sentire la loro vicinanza al popolo colombiano.