Medico, ma anche cantautore e musicista: è stata ed è ancora la musica a "curarti" (in senso lato ovviamente)?
La musica è da sempre il cibo principale della mia mente. Da un lato mi stimola ad imparare non solo cose legate strettamente alla musica, ma all'arte in generale, all'attualità, al mondo che mi circonda. Dall'altro, ed è questo che m'importa di più, ha una funzione catartica, mi è vicina nei momenti di sconforto, mi permette di superare "lutti" nel senso letterale ma anche lato del termine. Non solo: la musica è con me quando è il momento di festeggiare e gioire. Non riuscirei a immaginare un mondo senza musica.
Il nome del tuo ultimo singolo è "Paranormale", ma cos'è la paranormalità per te? Un secondo lato, come da copertina, del quotidiano?
Ho sempre avuto una spinta verso la scoperta del mondo che mi circonda fin da bambino. Questo è stato anche il motivo che mi ha spinto a diventare medico. Non mi fermo all'apparenza con niente e con nessuno, cerco sempre di avere un atteggiamento critico. Nel brano, "Paranormale" è proprio qualcosa a cui si vuole dare una spiegazione, ma che va oltre la razionalità.
Oltre al nuovo singolo, hai anche fatto parte di svariate band e ne hai coinvolta una in particolare nel tuo progetto da solista... Parlaci di com'è collaborare musicalmente (e anche sul lavoro).
Lavorare con una band è fondamentale per me. La scelta di iniziare questo progetto solista è legata al desiderio di esprimermi con maggiore libertà, ma ho sempre cercato di coinvolgere la mia band e il mio obiettivo è quello di mantenere un team di lavoro che mi segua sia nella musica che nella cura di altri aspetti artistici (ne approfitto per ringraziare Alessandro, Carlo, Italo e Lorenzo) La musica deve sicuramente fare parte di un discorso artistico più ampio.
Ovviamente anche da medico collaborare è essenziale. Soprattutto in questo periodo, tutta la categoria medica è molto unita per fronteggiare il Covid19. Il mio pensiero va a tutti i medici in prima linea.
Hai un sound decisamente particolare e vario, quali sono gli artisti che credi ti abbiano influenzato di più in questo senso?
So che è la classica frase da dire, ma ho sempre cercato di apprezzare tutta la musica da un punto di vista più oggettivo e artistico possibile. Ci sono artisti però che riescono a toccare delle corde più intime in me e questo è chiaramente soggettivo. Per citarne alcuni tra i miei preferiti: Tool, Dave Matthews Band, Billie Eilish, Cesare Cremonini, Eminem... Un repertorio abbastanza vario, insomma.
Nel tuo percorso formativo c'è anche un'esperienza quadriennale al Conservatorio, ha influito molto sul modo in cui scrivi e componi?
Assolutamente sì. Il Conservatorio mi ha dato le basi per scrivere musica e comporre, oltre che quelle per suonare la chitarra. A parte ciò, devo ammettere che non mi ha dato uno stimolo a crescere, cosa che ho invece ho sperimentato a 16 anni, dopo aver lasciato il Conservatorio per l'appunto.
Vuoi arrivare a tutti, confrontandoti con gli aspetti più "noti" della quotidianità: è una riflessione profonda e costante che senti di consigliare?
Il mio obiettivo è proprio quello. Non mi piace usare metafore ardite o fare riflessioni sulle grandi domande della vita, trovo che sia freddo e distaccato. Preferisco invece riferirmi a qualcosa di più concreto e dire la mia, per quel che possa valere. Voglio chiedere e capire se siamo veramente sicuri di riuscire sul serio a comprendere e confrontarci con gli aspetti più banali del nostro quotidiano.
In un periodo come questo ti sta aiutando di più pensare "da medico" o da poeta e cantautore?
Purtroppo sono in quarantena almeno fino al 1 maggio. Vorrei tanto essere più utile come medico in questo periodo, ma, nonostante stia bene, sono una fonte di contagio e quindi è giusto che rimanga in casa. Per questo motivo, mi sto dedicando molto al progetto musicale e sto rivedendo il mio modo di scrivere. La quarantena è difficile, ma quando suono mi ripulisco di tutta la negatività.
Costretto in casa, hai iniziato anche a "consegnare" dediche personali. Come mai lo hai preferito alle "semplici" (si fa per dire) cover?
Suonare cover non è solo divertente, è anche qualcosa di molto stimolante. In questo periodo di "distanziamento sociale" ho pensato di dare il mio piccolo contributo in questo modo: è possibile richiedermi una cover da dedicare a un'altra persona, che pubblico sui social taggando mittente e destinatario. Può essere qualcosa di romantico, divertente, carino.. Per ora sta andando molto bene, sto ricevendo un bel riscontro oltre che tante richieste. Le cover che suonerei io sarebbe le solite canzoni che ascolto e conosco bene; le richieste invece mi permettono di uscire dalla mia "comfort zone", e questo è ancora più bello.
Come ti poni rispetto a ciò che è di tendenza al momento? Cerchi di avvicinarti ai generi più in voga o preferiresti crearti una nicchia di ascoltatori?
Certamente mi auguro che i brani possano diventare "di tendenza" in una certa misura. Teoricamente i miei generi di riferimento sono l'indie e l'elettropop, che sono in voga. Le principali influenze sono l'alternative rock e il contemporary R&B, che invece tendono di più agli ascoltatori di nicchia. Ma vedremo il tempo cosa ci dirà.
Quali sono i tuoi progetti post-lockdown? Nel mentre nessuno ti vieta di far uscire nuova musica, anzi!
Anche se è appena uscito il mio primo singolo, non ci stiamo fermando un secondo e continuiamo a lavorare a ritmo serrato. Stiamo preparando il video del prossimo singolo. Non so ancora dire quando potrebbe uscire, considerato il periodo, ma spero di avere già qualcosa per fine maggio. Nel frattempo usciranno sicuramente un bel po' di video-dedica su Instagram e Youtube, e magari qualche altro aggiornamento interessante. In breve, stay tuned!