Hip Hop, letteralmente “Hip” “conoscenza” e “Hop” “salto, movimento”, è un genere o meglio un movimento culturale che, come racconta li rapper Shadrach Kabango, nasce da “Ogni cosa. L’ Hip Hop è funk, è rock, è soul e jazz. È fatto di gospel e di brindisi e di filastrocche. È persino disco. L’Hip Hop è anche politica e tecnologia.” Una cosa è certa, questo è un genere che ha fatto e fa parlare ancora di sé.
Le origini
Per scovare le origini dell’attuale Hip Hop, bisogna addentrarsi in quella che viene chiamata la grande mela: New York City. Nella prima metà degli anni 70 uno dei distretti di New York, il South Bronx, stava vivendo un momento di decadimento urbanistico e disordine sociale. Disoccupazione, crisi e disperazione dominavano il distretto, portando successivamente ad un aumento di rapine, violenze, attività criminali che contribuivano alla formazione delle così dette gang. Proprio da questo disordine sociale nasce l’Hip Hop grazie al quale i ragazzi del distretto, con le loro rime e le loro basi, facevano sentire la loro voce. Questo movimento è stato in grado di favorire una tregua tra le varie gang, permettendo scambi culturali fra le etnie che abitavano nel Bronx dando vita ai block party, feste basate su musica e ballo. L’ Hip Hop inizia precisamente l’ 11 Agosto 1973 al 1520 di Sedgwick Avenue dove un ragazzino, in arte DJ Kool Herc uno dei pionieri dell’ Hip Hop, ha la possibilità di esibirsi utilizzando due giradischi, un mixer, una tecnica rivoluzionaria che permetteva di mettere in loop le sezioni ritmiche dei dischi e delle casse. L’Hip Hop si è diffuso ulteriormente nel distretto grazie al disc jockey Afrika Bambaataa che ha costruito una comunità sulle basi del movimento: la Universal Zulu Nation, per fornire indicazioni di tipo etnico ai giovani che si avvicinano alla cultura Hip Hop. Ma è grazie a Grandmaster Flash che l’ Hip Hop si perfeziona. Flash inizia a segnare sul disco il punto del break, cioè l’intermezzo eseguito con percussioni, per trovarlo più velocemente e poi inizia a contare il numero di volte in cui il segno passa sotto il braccio del giradischi per far ripartire il break così, racconta Grandmaster Flash: “Sapevamo dove eravamo. Non tiravamo più a indovinare.” Successivamente trova il modo di farlo ripartire senza toccare il braccio. Flash ha fatto diventare il giradischi uno strumento musicale. DJ Kool Herc, Afrika bambaataa e Grandmaster Flash sono considerati i pionieri dell’Hip Hop e conosciuti come la “Santissima Trinità” del movimento.
Le caratteristiche
Alla base musicale vengono aggiunti versi in rima, tecnica di intrattenimento sviluppata nelle zone caraibiche per il racconto di lunghe storie in rima e utilizzata anche dai poeti e cantori dell’ Africa occidentale per tramandare le tradizioni culturali. Nasce così il Rap. Da questo momento le gang diventano “crew” che si sfidano in gare di ballo e freestyle. L’Hip Hop è suddiviso in cinque discipline: “Writing”, scrittura-graffito sviluppatasi verso la fine degli anni ‘60 ; “Djing”, utile per lavorare sul suono con mixer, due giradischi, un amplificatore e un altoparlante, compito che spetta al DJ; “Mcing”, equivale al parlare in rima quindi al rappare. I rapper infatti sono conosciuti come MC. Poi c’è il “Breaking”, definito B-boyng o più comunemente Breakdance e infine c’è il “Beatboxing”, ovvero la simulazione di percussioni con la bocca. L’Hip Hop non comprende soltanto rime e basi, ma si serve anche della tecnologia che subisce un’ evoluzione nel tempo. Negli anni ‘70 Herc inizia a mettere in loop il break del disco e Flash perfeziona questa tecnica che viene definita “Get Down”. Da quel momento in poi i ragazzi iniziano a sperimentare tecniche per modificare sempre di più la traccia avvicinandosi alla composizione. Nasce lo “scratch”, tecnica che permetteva di variare il suono a seconda della velocità, della posizione della mano e del suono riprodotto. È però tra gli anni ‘80 e ‘90 che si iniziano ad usare i campionatori, strumentazioni tecnologiche che i DJ, ormai producers, utilizzavano per creare basi originali. I campionatori più usati erano gli Akai MPC. Al giorno d’oggi vengono utilizzati computer e macchinari, ma molti DJ utilizzano ancora le tecniche originali.
I quattro periodi storici
Negli anni 70 l’ Hip Hop era maggiormente diffuso nelle aree urbane e suburbane del Bronx, poi ha iniziato a prendere piede e ad espandersi in tutto il mondo. Nel 1979 viene pubblicato il primo brano Rap: “Rapper’s Delight” della Sugarhill Gang. Ma è solo nel 1984, con la rielaborazione da parte dei Run Dmc del brano degli Aerosmith “Walk this Way”, che le case discografiche e la televisione si interessano all’ Hip Hop. Così il Rap, espressione dell’Hip Hop, inizia la sua diffusione negli USA e in tutto il mondo. Il Rap, incontrando l’industria musicale, diventa più materialista e crudo sfociando nel “Gangsta Rap” dando vita ,per esempio, alle faide tra East Coast e West Coast. Bisogna anche tener presente che il Rap di ieri non ha nulla a che vedere con il Rap di oggi perché anche i canoni musicali sono diversificati. Pertanto si può racchiudere l’Hip Hop in quattro periodi storici: le radici, l’old school, la golden age e la nuova scuola.
I protagonisti
Tra i veterani dell’Hip Hop abbiamo DJ Kool Herc, Grandmaster Flash, Afrika Bambaataa per proseguire con i Grandmaster Flash and the furious five, Dj Hollywood, gli Sugarhill e i Run Dmc. Tra gli anni ‘80 e ‘90 troviamo invece gli N.W.A, Rakim, Snoop Dog, The Notorious B.I.G e 2Pac, quest’ultimo è stato definito dalla rapper Carla Green: “Il miglior rapper mai passato da questa terra.” Per poi arrivare al miglior rapper bianco: Eminem. Il Dj House Shoes racconta: “I rapper bianchi facevano schifo. Arriva Eminem e tutti lo accolgono come un fratello.”