Musica
Margherita Vicario e la sua musica: cura per l'anima
A tu per tu con la poliedrica artista che ha da poco concluso il tour del suo nuovo album "Bingo"
Gaia Canestri | 6 dicembre 2021

Quali sono le emozioni e i ricordi che porti nel cuore dopo questo tour?

Sicuramente lo stupore e l’emozione di essermi resa conto che le canzoni che ho scritto hanno fatto parte della vita di moltissime persone, dai bambini di 5 anni alle signore di 75. Fare i concerti dal vivo ti fa sentire veramente legato a migliaia di sconosciuti, ed è una bellissima sensazione.

Qual è la cosa più buffa che ti è successa durante il tour? E la cosa più emozionante?

Il tour è di per sé un periodo divertentissimo, anche molto stancante e agonistico! Di momenti divertentissimi ce ne sono stati tanti, di sicuro in ore ed ore di furgone ci sono stati almeno 10 momenti clamorosi, in cui bisognava fermarsi all’autogrill per non farsela addosso. Il momento forse più emozionante è stato a Bologna a fine giugno: un ragazzo è venuto sottopalco mentre suonavamo Fred Astaire e ha chiesto al suo fidanzato di sposarlo, mettendogli il vinile di Bingo come anello, una proposta pubblica che ha reso tutto il concerto ancora più speciale.

Una delle categorie più penalizzate dalla pandemia è stata certamente quella degli artisti. A proposito di concerti, quanto è cambiata la situazione dopo questi due anni di pandemia?

Ora stiamo andando verso un lento recupero della normalità, speriamo che le varianti non ci blocchino ancora una volta. Di certo le persone sembrano non aver perso la voglia di godersi l’esperienza collettiva di un concerto.

Si parla sempre più spesso di differenze di genere e stereotipi, sei mai stata colpita da questi stereotipi e da discriminazioni nel tuo lavoro?

Non direttamente, ma in qualsiasi campo le donne sono leggermente meno ascoltate, viene data loro meno fiducia. Nel mio campo è già molto difficile emergere, in più le presenze maschili sono di gran lunga superiori; insomma, io penso che il talento sia equamente distribuito, le opportunità un po’ meno.

Tra le persone che ascoltano le tue canzoni e ti seguono, salta all'occhio una categoria di fan particolarmente giovane, i bambini, a cui hai dedicato un' intera data modellata proprio su di loro, e per molti dei quali è stato il primo concerto. Che emozione ti dà essere il primo concerto di tante persone?

Ricordo esattamente la sensazione che provavo io da piccola ad andare a un concerto di un artista di cui ero appassionata, o uno spettacolo teatrale di un attore che conoscevo: mi sentivo speciale, sapevo che quell’esperienza mi formava, mi distingueva dagli altri, avevo un mio senso critico che stavo sviluppando anche da piccola, e questa cosa me la sono portata dietro a lungo. Sapere che un concerto o uno spettacolo, ti cambiano, ti arricchiscono, ecco questa consapevolezza ce l’avevo anche da piccola, a otto\nove anni, per quello ora capisco quando una bambina viene a un mio concerto, mi chiede l’autografo e mi parla. So che in lei o lui c'è una sensazione fortissima e che lo fa sentire unico, già con i suoi gusti.

Ricordi il primo concerto a cui sei stata?

Sì, direi le Spice Girls a Milano nel 1998.

C'è qualcosa o qualcuno che ti ispira particolarmente quando scrivi le tue canzoni?

Ogni volta cambia l’ispirazione, a volte viene dal profondo del mio cuore più intimo, a volte da un fatto di cronaca, spesso mi aiuta rendere tutto il più teatrale possibile: diverse voci che parlano rende il tutto più ambiguo, più interessante. Ti chiedi chi sta parlando, cosa rappresenta. Diciamo che mi viene naturale, non mi metto troppo a pensare razionalmente a che cosa scriverò, non l’ ho mai fatto.

Quest'ultimo anno è stato sicuramente ricco di novità, concerti ed emozioni, alla luce di quest'anno e del tuo percorso fino ad oggi, come ti vedi nel futuro?

Mi vedo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da raccontare, sia nella forma che nella sostanza. Mi vedo su un palco, ma anche su un set. Mi vedo alla ricerca, perché secondo me questo di base è il lavoro. Osservare, tradurre, offrire.

Dopo le domande permettimi un momento da apprezzatrice delle tue canzoni: grazie per la tua musica, per ogni parola che scrivi, ogni nota che canti, ogni risata. Ci sono persone che curano il corpo, le malattie, le cose rotte; tu invece, curi l’anima.

Grazie a te, non c’è concetto più bello di quello di CURA. Grazie

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