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Condannato il fondatore di Supreme Italia
Redazione | 6 luglio 2021

Dopo anni di contenziosi legali sembra essere giunta al capolinea la battaglia tra Supreme – celebre marchio americano – e Supreme Italia, che ne sfruttava il brand, sebbene senza di fatto violare alcuna legge. Il primo store italiano dell’azienda statunitense ha infatti aperto solamente quest’anno, mentre la stragrande maggioranza di felpe, cappellini e magliette targati “Supreme” che circolavano in Italia erano prodotti dal fake con sede a Barletta. Condannati quindi i due amministratori: Michele Di Pierro a otto anni di reclusione e il figlio Marcello a tre, rei di aver registrato il marchio “Supreme” in Italia, San Marino, Indonesia, Singapore e Spagna, sfruttando la notorietà del marchio originale e l’ignoranza del consumatore medio. Si aggiunge inoltre il pegno di un risarcimento di 10,4 milioni di dollari a Supreme.

Ma Di Pierro non ci sta: a suo avviso quella di Supreme sarebbe “un’aggressione molto grave e ingiustificata”, visto che il suo marchio con sede a Barletta è legalmente registrato. Né lui né il figlio erano presenti in aula al momento della condanna, ed è stato quindi emesso un mandato di cattura. Negli scorsi anni Supreme e i Di Pierro hanno cercato di mediare, ma senza mai raggiungere un compromesso.

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