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Abusi e torture al Beccaria di Milano, il carcere di Baby Gang e Simba La Rue 
Redazione | 23 aprile 2024

Arrestati per maltrattamenti 13 agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Nella struttura erano stati detenuti Baby Gang e Simba La Rue

Ieri mattina, all’alba, è avvenuto un arresto di massa al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Tredici agenti sono stati portati via mentre altri otto sono stati sospesi. Diverse le accuse: maltrattamenti, abuso di potere, tortura, lesioni, falso ideologico, tentava violenza sessuale. Tutto questo sarebbe stato patito da dodici minori per circa due anni. A quanto pare, la situazione era nota a tutti coloro avessero avuto a che fare con la struttura detentiva, non solo ai giovani ma anche alle loro famiglie e ad alcune psicologhe che lavoravano con i detenuti. Don Pietro Burgio, il punto di riferimento di tanti ragazzi del carcere, ha ammesso che avrebbe dovuto accorgersene.

“Era difficile per me capire cosa stesse succedendo. Ora, con il senno di poi, ripensando, capisco alcune situazioni…”. Don Burgio ha lavorato al Beccaria per quasi vent’anni come assistente del cappellano, carica che ha acquisito da poco meno di un mese. Parallelamente al suo ruolo di guida spirituale, il sacerdote ha fondato nel 2000 la comunità di recupero per minori Kayros: da lì sono passati alcuni esponenti della nuova scena trap, tra cui Baby Gang, Simba La Rue, Sacky e Minur.

L’ordinanza di custodia cautelare deriva da un’indagine in atto da diverso tempo, sviluppata “attraverso diversi servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne all’istituto, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per diversi episodi di violenze ai danni dei minori ristretti”, si legge in una nota della questura.

Il sindaco di Milano Bepe Sala ha commentato la vicenda, dichiarando che il carcere “é stato abbandonato per anni e anni, senza una direzione, per cui è chiaro che certe cose possono succedere. Possono, ma non dovrebbero”. Sembra che i giovani detenuti siano stati ripetutamente ammanettati e picchiati in una stanza adibita a quest’attività. Considerando che quest’anno sono già 34 le persone suicidatesi in cella e che nel 2022 si è toccato il record di 85 decessi, è evidente che le condizioni detentive debbano essere modificate in senso umano. Miglioramento difficile, anzi impossibile, se i detenuti sono troppi: ad oggi, grazie al decreto Caivano, sono quasi 500, cifra che non si toccava da più di dieci anni.

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