Diddy ha accumulato sette denunce per aggressione da novembre a oggi, ma è grazie al video di Cassie che si è tornati a parlarne
Ora che l’entusiasmo per la faida tra Kendrick Lamar e Drake si è definitivamente spento (la soglia dell’attenzione di 8 secondi ci impone di considerare ciò che è avvenuto oltre una settimana fa come roba vecchia), possiamo finalmente tornare a dedicarci a Mr Sean Combs aka Diddy, l’uomo più odiato del 2024 – più ancora di Drake. Il suo destino fatto di feste esclusive e soldi a palate ha cominciato a ritorcerglisi contro a novembre, esattamente il 16, quando la sua vecchia fiamma Cassie Ventura l’aveva denunciato per violenza fisica e sessuale; la questione era stata risolta privatamente in un solo giorno. Pericolo scampato.
Ma il 23 dello stesso mese altre due denunce erano piovute sulla testa del magnate, quelle di Joi Dickerson-Neal e Liza Gardner, due donne che avevano dichiarato di essere state stuprate da Combs negli anni novanta, mentre un’anonima aveva formulato un’accusa simile relativa al 2003 il 6 dicembre. Poi è arrivato Natale e la gente si è concentrata su parenti regali e panettone (o tacchino, a seconda della sponda atlantica), rischiando di destinare tutte le accuse contro Diddy all’oblio tipico per accuse di quel genere, tanto più quando riguardanti qualche big dell’intrattenimento.
Per una volta bisogna ringraziare il machismo, perché senza questa faccenda non avrebbe probabilmente mai acquisito la portata che ha raggiunto oggi. Il 26 febbraio Lil Rod, un produttore di New York City, ha depositato un dossier di oltre settanta pagine in cui descrive minuziosamente i comportamenti devianti di Combs, indulgendo nei particolari e accusandolo di molestie sessuali. Scandalo. Il mondo sghignazza “Diddy è gay” estrapolando l’unica caratteristica innocente del magnate, mentre sembra non considerare neanche l’effettiva natura dei reati che gli vengono contestati. Ci vanno di mezzo anche Usher e Meek Mill, quest’ultimo profondamente indignato dall'”accusa” di omosessualità.
Qualcosa però deve aver mosso l’ingranaggio della giustizia, perché il 25 marzo i federali irrompono nelle due magioni di Diddy, una a L.A. e l’altra a Miami, arrestando i suoi figli. Di lui neanche l’ombra, dato che si aggirava per l’aeroporto di Miami assistendo a un altro arresto, quello del suo corriere personale Brendan Paul. In ogni caso l’irruzione si conclude in un nulla di fatto e le acque si calmano. Il giorno seguente l’uscita provvidenziale dell disco di Future e Metro Boomin inaugura il duello tra Kendrick e Drake che si prenderà tutto aprile concludendosi il 5 maggio – anche in questo caso in un niente di fatto, come l’indagine dell’FBI.
L’attenzione può tornare sul caso Diddy. Il 13 maggio Lil Rod fa un passo indietro e depenna il nome di Universal dalla denuncia, ricordandosi (probabilmente a suon di minacce o di mazzette) che in realtà l’industria non c’entra niente e Diddy è al massimo una mela marcia, un caso isolato. Quattro giorni dopo, venerdì 17 maggio, la CNN pubblica il filmato di Cassie Ventura presa a calci da un Diddy ubriaco e furente nel corridoio di un hotel nel 2016: la situazione prende una brutta piega per Combs, finalmente. Il mondo non se la sente più di girarsi dall’altra parte e gradualmente inizia a prendere le distanze da quel depravato di Sean. Ci sono voluti sei mesi, ma alla fine la voce di Cassie (e delle altre tre donne) è stata ascoltata.
Così prende coraggio Crystal McKinney, che il 21 maggio denuncia Diddy per aggressione, e infine April Lampros, che gli fa causa tre giorni dopo per lo stesso reato. Siamo a quota sette denunce in sei mesi, un vero record. Vedremo se le vacanze estive ci faranno dimenticare tutto un’altra volta o se una qualche forma di giustizia verrà applicata. Sperando che saltino fuori i nomi di altri Diddy e che a pagare non siano solo tutti i Diddy del mondo, ma anche un’industria che purtroppo da sempre permette se non incoraggia questo tipo di comportamento.