Simba è uscito martedì ma la procuratrice ha chiesto la conferma della condanna a sei anni
Simba è libero, o quasi. Il Tribunale del Riesame ha accolto l’istanza del suo avvocato per convertire la detenzione in solo obbligo di dimora e martedì è stato rilasciato dal carcere Bassone di Como, dove era detenuto da aprile. L’arresto di questa primavera era seguito alla violazione dell’obbligo di dimora da parte del trapper, recatosi al kartodromo di Rozzano con gli amici dove, tra l’altro, avevano danneggiato un kart e poi erano fuggiti. Simba aveva immortalato il suo arresto in una storia Instagram con la scritta in sovrimpressione “Mi stanno portando via, a presto FAM”.
In fin dei conti l’incarcerazione di Simba è durata meno di due mesi. Al processo d’Appello di martedì, però, la sostituta procuratrice Daniela Meliota ha chiesto la conferma delle condanne attribuite in primo grado per la famigerata sparatoria di corso Como del figlio 2022. Lo scorso novembre i giudici avevano riconosciuto tutte le imputazioni, condannando Simba La Rue e Baby Gang (rispettivamente a 6 anni e 4 mesi e 5 anni e 2 mesi) per rissa, lesioni gravi e detenzione di arma da fuoco, ma soprattutto rapina. Quest’ultimo reato, il più gravoso in termini di pena, è quello che la difesa sta cercando di far cadere, sostenendo che “quella notte da parte loro ci fu un tentativo di difesa” e non una rapina.
D’altronde il filmato della sorveglianza divulgato da Le Iene il 14 maggio sembrerebbe confermare l’ipotesi della difesa. In ogni caso, l’udienza è stata rinviata al 9 luglio.
Meno fortunato Baby Gang, che dal 29 aprile si trova in una cella del carcere di Busto Arsizio per aver permesso al suo manager di pubblicare delle foto promozionali per L’Angelo del Male sulla sua pagina Instagram, fatto che per i giudici ha rappresentato una violazione degli arresti domiciliari. Baby ha inviato una lettera a Nicolò De Devitiis de Le Iene chiedendo di fare luce sul suo arresto e a maggio ha tentato anche uno sciopero della fame, ma sembra che la Giustizia non abbia ancora intenzione di ascoltare la sua protesta.