Cominciano a vedersi le conseguenze del Diddygate
La data di inizio del processo è ancora lontana, ma le conseguenze del Diddygate iniziano già a farsi sentire. Joseph Sherman, l’ex guardia del corpo del magnate citato in giudizio da Thalia Graves per stupro, è dell’idea che la miglior difesa sia l’attacco, e ha messo in pratica la sua convinzione denunciando a sua volta la donna per diffamazione.
La posta in gioco è alta: Sherman chiede 100 milioni di risarcimento per lo stress emotivo causato dalle accuse “non fondate” di Graves. Secondo il bodyguard, infatti, nel 2001 (quando sarebbe avvenuto lo stupro di Graves nello studio di registrazione) non lavorava più per Diddy da due anni. Apparentemente “non aveva nemmeno accesso agli studi della Bad Boy Records” né avrebbe più frequentato Combs, pertanto “non avrebbe potuto filmare o violentare Thalia Graves”.
L’avvocato di Sherman, Darnell Crosland, ha aggiunto che le accuse di Graves sono “totalmente false e prive di fondamento”, oltre a essere “oltraggiose, disgustose e devastanti per la vita… senza alcun riguardo per la verità.” Sherman ritiene che l’intera situazione sia essenzialmente assurda, ma anche “un tentativo di lucro” da parte di Graves, con la quale il bodyguard avrebbe comunicato prima della causa.
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Sherman aveva mostrato in un’intervista dei messaggi scambiati con Graves in cui la donna si diceva disposta a non menzionarlo nella causa in cambio della sua testimonianza; lo avrebbe ricatta sostenendo di essere in possesso di “dichiarazioni” che avrebbero confermato l’esistenza del video dello stupro. Sherman ha sempre negato di conoscere Graves o di aver partecipato a una violenza nei suoi confronti.