Musica
N3on: il figlio illegittimo del nuovo media hiphop
Redazione | 14 aprile 2025

Lo streamer N3on è onnipresente nella scena nonostante non sia un rapper

Photo Credits: N3on

Ye si sfoga su X. Travis Scott si è esibito in un live su Fortnite. NLE Choppa passa più tempo in studio da Kai Cenat che a casa sua. Se non fosse chiaro, hiphop e internet culture sono sempre più interrelate. Per questo ha senso dire due parole su N3on, lo streamer che da qualche tempo nel mondo rap è ovunque, come il prezzemolo.

Rangesh Mutama aka N3on è nato a Houston il 13 agosto 2004. Ha iniziato a streammare quando aveva dodici anni, giocando a NBA 2K e Fortnite, mentre i suoi genitori cercavano di staccargli il Wi-Fi. Ma era chiaro fin da subito che non voleva essere solo uno dei tanti gamer: a 15 anni era già arrivato al punto di inscenare la propria morte per fare views. Oggi, con quasi 900K iscritti su YouTube e 400K su Kick, N3on non è più “solo” un gamer: è diventato un ponte tra rap e streaming, una presenza fissa (e spesso fastidiosa) nel panorama rap, tra interviste semi-serie, situazioni improvvisate e momenti che oscillano tra il geniale e il cringissimo.

Qualcuno nella scena lo odia: nel marzo scorso ha dovuto chiedere scusa pubblicamente a DD Osama per aver (apparentemente) preso in giro la morte del fratello Notti Osama. Ma qualche mese dopo, Kodak Black lo ha definito “il mio streamer preferito” in diretta con Kai Cenat -che deve aver tristemente incassato il colpo. Nel frattempo, ha fatto saltare la viabilità a Philadelphia durante una diretta con Skrilla, attirando oltre 200 persone in strada. A Rolling Loud California, era ovunque: tra backstage e live, intervistando Gelo, Cash Cobain, Ty Dolla $ign, Soulja Boy.

Il suo format si basa sullo stare a metà tra reality e trolling, come quando, durante una cena con YG, ha preso il cellulare del rapper mentre era in bagno e ha spoilerato una traccia inedita (“2004”). Reale? Probabilmente no. Ma a livello di views ha funzionato.

Negli ultimi tempi, è stato in studio con Big Sean, ha giocato “What’s in the Box” con Rob49, e ha fatto una sessione fumosa (letteralmente) con EBK Jaaybo, parlando di vita da strada davanti a un piatto caldo. Ha anche “incontrato per caso” dei veri hustler a NYC mentre era con Jim Jones. Sì, tutto troppo perfetto per essere spontaneo. Ma il punto è che funziona. E nella content economy, è questo che conta.

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N3on ha capito prima degli altri che il rap moderno non vive più solo nelle strofe, ma nelle reaction. Che un featuring vale quanto un’apparizione in una diretta che finisce su Twitter. E che nel 2025 non devi più essere un rapper per essere dentro il rap: basta diventare parte della narrativa. Non è un giornalista. Non è un artista. Ma è nel mezzo di tutto. Con un microfono, una webcam, e una faccia tosta che ormai conoscono (e odiano) quasi tutti. N3on è il figlio legittimo del nuovo media hiphop. E finché i rapper continueranno a sedersi davanti alla telecamera vicino a lui sarà impossibile sbarazzarsene.

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