Il team di Drake sostiene che la vitalità di “Not Like Us” facesse parte di una strategia contro il suo cliente

Drake ha citato Joe Budden in aula. Come prova. Il team legale di Drizzy ha inserito un frammento del podcast tra la documentazione legale per dimostrare che gli ascolti artificiali di “Not Like Us” facessero parte di una strategia volta a demolire l’immagine di Drake stesso.

Nel cuore della causa, infatti, c’è l’accusa che UMG non abbia protetto Drake dalla macchina promozionale di Kendrick, in particolare rispetto alla diffusione commerciale di “Not Like Us”. Drizzy sostiene che la manipolazione degli stream sia solo un aspetto delle campagne coordinate per danneggiare la sua immagine.

Il podcast sosterrebbe questa ipotesi in quanto, in una puntata, Budden e gli ospiti avevano discusso sull’uso di bot come parte della tattica per smontare l’immagine di Drake e di quanto le forme di manipolazione degli ascolti siano ormai più che comuni. Per l’opinione pubblica, però, le parole di Budden sono puro intrattenimento e non vanno prese sul serio -come peraltro indica il disclaimer che precede ogni puntata.

Non solo, ma lo stesso Drake aveva ironizzato sulla scarsa credibilità dei fatti trattati nel podcast in “Taylor Made Freestyle”, dove in un verso scherza, usando la voce AI di Tupac: “Heard it on the Budden podcast/it’s got to be true”.

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Per Universal, comunque, si tratta di un’accusa debole: “Se i suoi legali dovessero insensatamente continuare a portare avanti la causa a New York, dimostreremo che tutte le accuse rimanenti sono prive di fondamento”, ha dichiarato UMG in risposta all’aggiornamento della causa giovedì 17 aprile, secondo quanto riportato da Music Business Worldwide. “È vergognoso che queste sceneggiate legali, sciocche e frivole, continuino”, prosegue la dichiarazione, “sono dannose per la reputazione e le finanze di Drake e non hanno alcuna possibilità di successo”.