Musica
Band emergenti crescono. A tu per tu con i genovesi Noetica
Morale della favola: suonare!
L'esperienza dei Noetica, band emergente genovese, tra soddisfazioni e delusioni: per i giovani trovare spazi adeguati non è semplice, ma le idee e l'intraprendenza non mancano mai
Isabelle Gigli Cervi | 21 settembre 2011

I Noetica sono nati nel 2009 dalle ceneri della formazione dei Marty McFly, rimasti senza voce. I cinque membri (Davide Canepa, Simone Celeste, Valerio Guglielmini, Pierpaolo J Fasolini e Simone Pastorino) provengono da realtà musicali assai diverse che, insieme combinate, si amalgamano in una fresca miscela dai toni rockeggianti ed echi provenienti dalla musica leggera italiana, dal metal e dal blues. Si cimentano sia in cover che in brani di loro produzione, nell’attesa di concretizzare i propri sforzi in un album. Li potete ascoltare dal vivo - nei locali genovesi e liguri - e consultando il loro gruppo Facebook.
Ai microfoni di Radio Jeans, per Fattore Ascolto, e per la redazione di Zai.net, Valerio e Davide: rispettivamente il batterista e il chitarrista del gruppo.
Qual è il significato di Noetica?
«La scelta del nome Noetica ha molteplici significati. Il primo è il riferimento a quella pseudo-scienza che studia i collegamenti tra subconscio, animo e mente, facendo riferimento al cosiddetto “sesto senso”. Ci piaceva pensare anche alla possibilità di dividere la parola in “No-etica”, proprio per il fatto che molti dei nostri testi parlano di politica, di attualità e di società, affrontando il “quotidiano”, sia a livello di esperienze del singolo – sentimenti ed emozioni vissute – che a livello di realtà dei fatti e di attualità. I brani vengono scritti fondamentalmente dal nostro cantante, Simone Pastorino: noi, da parte nostra, diamo il nostro contributo nell’arrangiamento dei pezzi».
Il vostro gruppo è composto da diverse realtà musicali e da generi differenti. Quali sono le vostre fonti d’ispirazione, i gruppi ai quali vi sentite più legati?
«In genere l’“amalgama” musicale risulta essere quello del pop-rock, però le influenze sono differenti, in quanto provengono da estrazioni musicali diverse: uno dei due chitarristi, ad esempio, è legato alla tradizione blues; l’altro, invece, si avvicina maggiormente ai tipici toni aggressivi del metal; il cantante è molto legato alla tradizione della musica leggera italiana; per quanto riguarda invece la sezione ritmica, seguiamo un influsso trasversale di tutti questi generi».
Sogni e favole: questa canzone è riuscita a valicare i confini liguri, arrivando a “Sanremo Rock”. Che cosa vi ha lasciato questa esperienza?
«Diciamo che “Sanremo Rock” è partita come un’ottima esperienza in quanto eravamo molto contenti di essere stati scelti assieme ad altre trentanove band in tutta Italia, ma poi, una volta arrivati a Colle Val D’Elsa, ci siamo esibiti in un tendone, di fronte ad un pubblico composto dai soli membri delle altre band, senza nemmeno un presentatore e con soltanto due giurati che hanno espresso il loro voto in base ai propri gusti personali. Un’esperienza abbastanza deludente, non fosse stato per l’ottima cucina toscana!».
“Liguria selection”, invece?
«Nonostante il fatto che non siamo riusciti a passare la selezione, è stata un’esperienza divertente: siamo stati registrati su Telegenova e ci siamo trovati ad essere il primo gruppo ad esibirsi sul palco. Sicuramente, nonostante fosse una realtà locale, abbiamo sperimentato un setting più professionale. Da queste esperienze – compresa un’altra selezione a Bragno, nel Savonese – abbiamo sicuramente capito che, più che il voto dei giudici, è fondamentale la presenza di un pubblico numeroso, che faccia da supporto alla band. Più sono i fan e maggiore è la probabilità per il gruppo di vincere il concorso».
Come giudicate l’attuale scena musicale genovese? C’è qualche gruppo che apprezzate particolarmente?
«Il panorama attuale della nostra città è sicuramente di livello medio-alto: ci sono parecchi gruppi, sia nell’ambito delle cover band che in quello degli inediti, che presentano progetti interessanti. Il problema, purtroppo, come sempre, è l’assenza di occasioni. È spesso troppo difficile trovare la possibilità di esibirsi davanti ad un pubblico e da questo punto di vista la musica dal vivo è molto penalizzata; per lo stesso motivo è estremamente difficile concretizzare la passione in un lavoro vero e proprio».
Quando vi presentate in un locale, vengono applaudite di più le cover oppure i vostri inediti?
«Senza dubbio ci sono molte più possibilità se si propongono cover: purtroppo viene concesso poco spazio alle novità e al lavoro dei giovani. L’unico modo per potersi esprimere è la saletta: si può trascorrere molto tempo a comporre e registrare cd che poi vanno su internet e ricevono apprezzamenti dalla critica e dagli ascoltatori, ma poi risulta difficile portare la musica nei locali e suonare dal vivo i brani».
Quali sono i vostri progetti? Pensate di incidere un album?
«È quello che ci auguriamo! Per il momento stiamo lavorando su alcuni inediti, cercando di raffinare gli arrangiamenti per migliorarli e poterli portare poi a registrare».

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