Lucio Dalla torna con un nuovo disco da innamorati della vita.
"Questo è amore". La riscoperta del sapore autentico
Zai.Net ha partecipato per voi alla presentazione di questo CD in controtendenza
Alessandra Arpi e Alessandro Bai | 20 dicembre 2011
Un giornalista politico che intervista un cantautore: può sembrare strano. Eppure, alla Fnac di Milano, Lucio Dalla sceglie Marco Travaglio per presentare la sua ultima raccolta, da lui stesso definita anomala, verace, e sgangherata.
Questo tuo lavoro raccoglie i tuoi brani meno noti. Come mai questa scelta?
«Con “Questo è amore” ho voluto riproporre le canzoni magari meno famose, ma sicuramente più significative, in quella che è un’operazione anticommerciale e in controtendenza.
Si tratta di pezzi che, riascoltandoli, mi hanno emozionato perfino più di tanti altri successi. Un e-sempio è “Mary Louise”, che canto con Marco Mengoni. È quella che mi ha colpito maggiormente, la più importante e vera. È difficile oggi trovare momenti di autenticità. E poi Marco è straordinario».
Ho incontrato Renato Zero, mi ha chiesto se nel CD includerai Anna Bellanna…
«Sì, fu un clamoroso insuccesso, ma sentita oggi ha un suo perché. È una riproposta delle ragioni per cui una volta le cose accadevano e ora non più. Viviamo in una realtà tragicomica, tutto è depotenziato e bisogna allontanarsi dal reale. Per dire, prima incontravi Fellini per strada e andavi a pranzo con lui, ora invece in questa società non si hanno più occasioni vere. In questo senso parlo di Amore come vita autentica, forza che è in grado di rigenerare il tutto. Infatti io mi ritengo un inna-morato della vita».
Per te è più importante il successo di critica o di pubblico?
«Guarda, ho capito che non sono mai corrispondenti. Quando c’è un grande successo di pubblico di solito la critica non apprezza».
Quindi chi sbaglia?
«Fortunatamente è la critica a sbagliarsi, non vede di buon occhio il voler essere popolare. Invece, la mia ambizione è esserlo. La vera critica la fa il pubblico, avere contatto con la gente è la cosa più bella».
In molte tue canzoni è ricorrente il tema del mare. Cosa rappresenta per te?
«Il mare mi ha sempre emozionato. Non tanto per l’elemento in sé, ma per la sua umanizzazione: la gente che lo vive e la sua cultura. E poi mi ricorda la mia terra. Nonostante io sia emiliano, il mio cuore resterà sempre al Sud».
Tornando a Mengoni, che è emerso da un talent show, come reputi questi programmi?
«Rispetto alla mediocrità della televisione attuale i talent show hanno un loro senso. Marco è uscito in modo vulcanico, i talent show danno un successo effimero, bisogna lasciare il segno in modo violento».
Per finire, cosa ascolti nella quotidianità?
«Sento un sacco di musica, non ho un genere fisso, mi appassiona il jazz. Certamente però non can-tanti italiani».
Questo tuo lavoro raccoglie i tuoi brani meno noti. Come mai questa scelta?
«Con “Questo è amore” ho voluto riproporre le canzoni magari meno famose, ma sicuramente più significative, in quella che è un’operazione anticommerciale e in controtendenza.
Si tratta di pezzi che, riascoltandoli, mi hanno emozionato perfino più di tanti altri successi. Un e-sempio è “Mary Louise”, che canto con Marco Mengoni. È quella che mi ha colpito maggiormente, la più importante e vera. È difficile oggi trovare momenti di autenticità. E poi Marco è straordinario».
Ho incontrato Renato Zero, mi ha chiesto se nel CD includerai Anna Bellanna…
«Sì, fu un clamoroso insuccesso, ma sentita oggi ha un suo perché. È una riproposta delle ragioni per cui una volta le cose accadevano e ora non più. Viviamo in una realtà tragicomica, tutto è depotenziato e bisogna allontanarsi dal reale. Per dire, prima incontravi Fellini per strada e andavi a pranzo con lui, ora invece in questa società non si hanno più occasioni vere. In questo senso parlo di Amore come vita autentica, forza che è in grado di rigenerare il tutto. Infatti io mi ritengo un inna-morato della vita».
Per te è più importante il successo di critica o di pubblico?
«Guarda, ho capito che non sono mai corrispondenti. Quando c’è un grande successo di pubblico di solito la critica non apprezza».
Quindi chi sbaglia?
«Fortunatamente è la critica a sbagliarsi, non vede di buon occhio il voler essere popolare. Invece, la mia ambizione è esserlo. La vera critica la fa il pubblico, avere contatto con la gente è la cosa più bella».
In molte tue canzoni è ricorrente il tema del mare. Cosa rappresenta per te?
«Il mare mi ha sempre emozionato. Non tanto per l’elemento in sé, ma per la sua umanizzazione: la gente che lo vive e la sua cultura. E poi mi ricorda la mia terra. Nonostante io sia emiliano, il mio cuore resterà sempre al Sud».
Tornando a Mengoni, che è emerso da un talent show, come reputi questi programmi?
«Rispetto alla mediocrità della televisione attuale i talent show hanno un loro senso. Marco è uscito in modo vulcanico, i talent show danno un successo effimero, bisogna lasciare il segno in modo violento».
Per finire, cosa ascolti nella quotidianità?
«Sento un sacco di musica, non ho un genere fisso, mi appassiona il jazz. Certamente però non can-tanti italiani».
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