Samuele Bersani torna ad emozionare il pubblico di Milano
Nuvola numero nove Tour
Samuele Bersani torna ad emozionare il pubblico di Milano
Aldo Macchi | 8 settembre 2014
Milano lo aveva lasciato ad aprile, quando problemi di audio avevano limitato l'acustica del suo concerto al Teatro Nazionale. Lo ha ricordato lui stesso sul palco del Carroponte, come stimolo in più per fare un gran bel concerto. E ha decisamente mantenuto l'impegno preso. Samuele Bersani si esibisce in uno stato di forma smagliante, con battute davvero divertenti e aneddoti che intervallano le canzoni di oggi come quelle di ieri. Perché non c'è distinzione tra presente e passato nella sua musica: tutto è attuale e attualizzato da un verbo che non conosce tempo: vivere.
Samuele Bersani canta la vita, che è amore, dolore e gioia. È divertimento e racconto, che sia in musica o soltanto a parole, non fa differenza. Il cantautore si emoziona sul palco mentre canta le sue stesse canzoni che, a distanza di anni, sente ancora sue. Chiede perdono al pubblico se qualcosa va storto, come quel cambio di outfit dovuto a una temperatura ben più calda del previsto che mal collimava con il suo giaccone autunnale. Ma lo spettacolo va avanti, e lo spettacolo è lui attraverso la sua musica e la sua persona. Si racconta cantando e canta raccontandosi e ricordando ciò che è stato. Rievoca i ricordi di un amore finito con il consiglio del maestro Lucio Dalla di fare di quel dolore qualcosa di costruttivo, come una canzone, anzi “Canzone” nello specifico che lo stesso cantautore ha riproposto con una grande intensità. Inutile negare che ci si stupisce un attimo nel vedere la sua titubanza e la paura del giudizio da parte del suo pubblico, lui che non è proprio un esordiente. Ma questo ha dato ancora più fascino al tutto, perché ha donato al pubblico un'importanza grandissima, capovolgendo quasi lo scenario. Così facendo non è il fan che va ad ascoltare l'artista ma è l'artista che va a farsi ascoltare dal fan nella speranza di non deluderlo. La fragilità diventa spontaneità e sincerità. È l'umanità su un palcoscenico, la normalità che diventa musica. Samuele Bersani incarna quell'aspetto del cantautorato che più si avvicina alla poesia come manifestazione artistica della realtà. Utilizzando le sue stesse canzoni, le sue parole sono “nuvole sospese piene di sottintesi” e tutto questo non viene fatto pesare a chi ascolta, tutt'altro, viene affidato, donato, anche spiegato quando la canzone ha un particolare significato per l'artista stesso, che vuole trasmettere anche la portata delle sfumature lessicali. E aspettando che il suo appello di dedicare una via a Enzo Baldoni venga accolta, “Occhiali rotti” resta una traccia di indelebile testimonianza di come la gente possa canticchiare temi di attualità, cosa che non succede dopo aver sentito un tg. La musica è veicolo di emozioni ma anche di temi di vita vissuta e ieri ce ne è stata una chiara testimonianza. E se il tour prosegue verso Napoli, nel pubblico di Milano questa volta non resterà il fruscio acustico di aprile, ma un suono pulito, netto, forte e chiaro. Ma di una cosa sono sicuro: chi ha davvero capito Bersani, chi davvero sa cosa è un suo concerto, quel “rumore da friggitrice” come ha detto lo stesso cantautore, non lo avrà nemmeno sentito, perché la musica è emozione prima che perfezione.
Samuele Bersani canta la vita, che è amore, dolore e gioia. È divertimento e racconto, che sia in musica o soltanto a parole, non fa differenza. Il cantautore si emoziona sul palco mentre canta le sue stesse canzoni che, a distanza di anni, sente ancora sue. Chiede perdono al pubblico se qualcosa va storto, come quel cambio di outfit dovuto a una temperatura ben più calda del previsto che mal collimava con il suo giaccone autunnale. Ma lo spettacolo va avanti, e lo spettacolo è lui attraverso la sua musica e la sua persona. Si racconta cantando e canta raccontandosi e ricordando ciò che è stato. Rievoca i ricordi di un amore finito con il consiglio del maestro Lucio Dalla di fare di quel dolore qualcosa di costruttivo, come una canzone, anzi “Canzone” nello specifico che lo stesso cantautore ha riproposto con una grande intensità. Inutile negare che ci si stupisce un attimo nel vedere la sua titubanza e la paura del giudizio da parte del suo pubblico, lui che non è proprio un esordiente. Ma questo ha dato ancora più fascino al tutto, perché ha donato al pubblico un'importanza grandissima, capovolgendo quasi lo scenario. Così facendo non è il fan che va ad ascoltare l'artista ma è l'artista che va a farsi ascoltare dal fan nella speranza di non deluderlo. La fragilità diventa spontaneità e sincerità. È l'umanità su un palcoscenico, la normalità che diventa musica. Samuele Bersani incarna quell'aspetto del cantautorato che più si avvicina alla poesia come manifestazione artistica della realtà. Utilizzando le sue stesse canzoni, le sue parole sono “nuvole sospese piene di sottintesi” e tutto questo non viene fatto pesare a chi ascolta, tutt'altro, viene affidato, donato, anche spiegato quando la canzone ha un particolare significato per l'artista stesso, che vuole trasmettere anche la portata delle sfumature lessicali. E aspettando che il suo appello di dedicare una via a Enzo Baldoni venga accolta, “Occhiali rotti” resta una traccia di indelebile testimonianza di come la gente possa canticchiare temi di attualità, cosa che non succede dopo aver sentito un tg. La musica è veicolo di emozioni ma anche di temi di vita vissuta e ieri ce ne è stata una chiara testimonianza. E se il tour prosegue verso Napoli, nel pubblico di Milano questa volta non resterà il fruscio acustico di aprile, ma un suono pulito, netto, forte e chiaro. Ma di una cosa sono sicuro: chi ha davvero capito Bersani, chi davvero sa cosa è un suo concerto, quel “rumore da friggitrice” come ha detto lo stesso cantautore, non lo avrà nemmeno sentito, perché la musica è emozione prima che perfezione.
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