Musica
Tre domande a Walter Fontana
Chiara Colasanti | 25 giugno 2016

Come nascono le tue canzoni da solista? C'è una routine creativa differente rispetto a quelle scritte ai tempi dei Lost?
Avendo sempre scritto io i pezzi non è cambiato molto: chiaramente prima, con i Lost, ci trovavamo nella sala prove e stavamo lì insieme a cercare di trovare dei giri di chitarra, di batteria e poi nasceva la canzone nella sua interezza. Adesso sono io con la chitarra acustica, con il programmino per registrare e quando mi viene un'idea, la butto giù... l'idea può venirmi anche quando sono in giro e quindi per fortuna che esistono i cellulari con le memo vocali, così da segnarmi l'idea e poi riprenderla magari anche dopo un mese o due e vedere se quell'idea può trasformarsi in qualcosa di più.

Cosa è successo in questo periodo in cui hai lavorato alla tua musica, quali sono stati gli alti e i bassi del periodo di lontananza dalle scene e cosa ti sentiresti di dire a chi magari sta pensando di abbandonare un percorso artistico perché il periodo di crisi si fa sentire un po' per tutti, specie per i più giovani?
Sicuramente dopo lo scioglimento dei Lost c'è stato un periodo molto particolare, non facile: ti ritrovi prima a vivere un'esperienza incredibile, sei sempre in giro, viaggi, conosci gente... e poi hai bisogno di una decompressione della tua vita. Per fortuna ho deciso di tornare nella mia vecchia città, a Vicenza: avevo il bisogno di ritrovare il contatto con la mia famiglia, con gli amici che avevo abbandonato per la vita differente che stavamo facendo e soprattutto ho avuto la possibilità di viaggiare e vivere quella vita che mentre sei in un progetto grande come quello dei Lost, non riesci a fare. Anche quando viaggi in tour non ti godi la città davvero: vai in hotel, vai al concerto e poi riparti, senza vivere realmente quello che vai a vedere.
Per i ragazzi che hanno dei dubbi sul continuare questo mestiere posso dire che non è facile: sappiamo tutti che siamo in un periodo molto particolare, fatto di cambiamenti e tutto molto veloce; anche una canzone, se una volta aveva una vita di tre quattro mesi, adesso è molto più limitata perché viaggia tutto su playlist. Molte volte si tende a non affezionarsi realmente al progetto, all'artista ma solamente alla canzone del momento: fare musica prima di tutto deve essere fatto per passione, perché è quello che smuove tutto e che ti permette di scrivere canzoni vere che siano delle buone canzoni. Se lo fai per il successo o per i soldi, prima o poi finisce e lì ci rimani veramente male: io dico di continuare e di cercare di sfruttare tutti i mezzi possibili e immaginabili che il mondo ci dà, in primis Internet, che pur essendo un mercato molto saturo dà infinite possibilità per far sentire la propria voce. Se qualcuno vuole intraprendere questo percorso iniziando adesso c'è sempre la possibilità di far parte di un talent show: io ho fatto un percorso diverso, quindi li conosco da fuori come tutti quanti. Se una persona vuole prendere parte a un talent show il consiglio è quello di viversela bene perché ovviamente è una grandissima vetrina che permette di avere un successo immediato, ma bisogna essere anche consci del fatto che quel successo è transitorio e la bravura di un artista è quella di coltivare la propria arte, cercare di scriversi i pezzi, cosicché quando le luci si spengono per dare spazio all'altro artista uscito l'anno successivo dal talent, tu sei pronto per fare la tua musica e non devi affidarti a qualcun altro.

Sogni nel cassetto e speranze per il futuro prossimo?
La speranza è quella di suonare tanto: la dimensione live è quella che preferisco; sogni nel cassetto.. magari un domani riuscire a fare concerti belli grandi nei palazzetti. Chiaramente è un percorso che non è facile: le ripartenze sono sempre difficili, ma stiamo lavorando bene, andando avanti a testa bassa, continuando a lavorare, continuando a far ascoltare la mia musica, quindi è giusto anche sognare in grande e continuare così.

 

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