L’Istituto Omnicomprensivo di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, è una scuola che, nonostante la carenza degli spazi a partire dal terremoto del 2016, riesce ad essere punto di riferimento per il proprio borgo sia a livello umano che artistico. Con una forte vocazione al giornalismo, grazie alla rivista L’Angolino, vero e proprio fiore all’occhiello del liceo, racconta il territorio con passione e coinvolgimento. Anche il progetto StoyMap, tour virtuale della Chiesa di Santa Chiara nel cuore del Borgo di Città Sant'Angelo, finanziato dalla politica di coesione UE, si inquadra in questa vocazione alla divulgazione e al racconto. Ne abbiamo parlato con la dirigente scolastica Lorella Romano e con i docenti tutor del progetto, il professor Giovanni Ciaffarini e la professoressa Antonietta Pierfelice.
Preside, come nasce StoryMap?
L.R. La nostra è una scuola sconfinata, diffusa e condivisa, in cui il tessuto urbano e rurale è ambiente di apprendimento e di restituzione a chi lo vive. Il nostro Istituto ospita studenti provenienti da 13 Comuni, che spesso non conoscono il territorio dove si trova la propria scuola e in generale preferiscono i non-luoghi come i centri commerciali. In più il nostro territorio registra un problema di povertà educativa e di chiusura di alcuni spazi, che si è andato a sommare alla situazione pandemica. La nostra scuola invece cerca il dialogo sul territorio. Da qui nasce Story Map.
Perché avete deciso di attingere ai Fondi di Coesione dell’Unione Europea?
L.R. Attingiamo frequentemente a questo tipo di fondi perché la scuola ha bisogno di costruire progetti densi di significato e aperti al di fuori delle mura scolastiche. Se vogliamo fare una didattica decentrata dobbiamo necessariamente attingere ai fondi, che destino interamente all’amministrazione, ai formatori e agli studenti rinunciando a quelli destinati ai Dirigenti Scolastici.
Quanti studenti sono stati coinvolti?
L.R. Una ventina di studenti di scienze applicate e scienze umane. È stato interessante questo connubio di scienze applicate e umane attraverso un approccio olistico.
Professor Ciaffarini, lei ha curato la parte tecnologica. In cosa consisteva il lavoro?
G.C. Ho realizzato con i ragazzi un filmato di immagini a 360 gradi, molto a basso costo: abbiamo modificato un telefonino Android e con questo abbiamo montato tutte le immagini a sfera. Attraverso una piattaforma per le immagini panoramiche abbiamo poi realizzato il video nel sito e i ragazzi hanno registrato dei piccoli documentari sia in italiano che in inglese. Ci tengo a sottolineare che, nel realizzare gli aspetti più tecnologici, non abbiamo comunque perso la manualità perché siamo partiti dall’osservazione in loco e dalla rappresentazione su carta della facciata della Chiesa.
La Professoressa Pierfelice invece ha seguito l’aspetto più prettamente artistico.
A.P. Sì, per prima cosa abbiamo camminato per il paese per rintracciare gli elementi significativi. La chiesa di Santa Chiara è una delle poche a base triangolare del periodo Barocco e ci siamo chiesti come valorizzarla. Siamo partiti dal principio, cercando materialmente le chiavi per aprirla, studiando le informazioni sulla sua storia e architettura sfruttando anche il sito comunale e poi abbiamo inserito dei punti di notizianel tour virtuale per descrivere a parole quello che si può osservare. È un lavoro che abbiamo fatto per una sola chiesa ma sarebbe bello replicarlo su altre strutture e donarlo al Comune. In più abbiamo realizzato delle illustrazioni e la locandina per non perdere l’aspetto manuale.