Credi che la gelosia sia un sentimento positivo, negativo o dipende? Pensi che la vostra generazione sia educata alla parità di genere e al rispetto della donna? Vorresti che a scuola fosse insegnata educazione sentimentale?
L’abbiamo chiesto a studenti e studentesse del liceo Plauto di Roma in occasione della terza tappa della mostra itinerante “Rinate - Oltre il femminicidio”, una mostra fotografica di Stefania Prandi promossa dall’associazione Rea con Fondazione Vodafone e Fondazione Media Literacy: un racconto fotografico di quattro donne sopravvissute a tentati femminicidi ; attraverso ritratti, oggetti significativi e parole, Prandi lancia un messaggio forte nelle scuole italiane: sconfiggere gli stereotipi di genere e le giustificazioni delle violenze sulle donne. Sulla gelosia, se sia o meno un sentimento positivo all’interno di una coppia, i giovani intervistati hanno detto che “dipende”: “Portata all’esagerazione è una cosa assolutamente negativa, ma essere un po’ gelosi è anche carino, denota interesse verso l’altro”, afferma una studentessa, e molte compagne sono d’accordo: “Finché ci ridi sopra va bene, il problema arriva quando degenera in possesso”.
Nessuno ritiene che sia un sentimento esclusivamente positivo, ma per qualcuno è sempre da evitare, sia tra le ragazze che tra i ragazzi: “La gelosia non dovrebbe proprio esserci alla base di nessun rapporto, né tra fidanzati, né tra amici”, sostiene una studentessa; e un compagno ribadisce: “È un concetto totalmente sbagliato perché deriva effettivamente da una visione molto possessiva del partner”. Non sono tutti d’accordo, però, infatti qualche ragazzo ammette che “È qualcosa di innato, è normale che una persona possa infastidirsi”; un altro sintetizza il conflitto interiore che in tanti probabilmente sperimentano: “È un po’ ipocrita dire che la gelosia è sempre sbagliata perché è molto difficile non essere gelosi, però in effetti non dovrebbe mai esserci”.
Una divisione più netta tra i pareri di maschi e femmine è evidente nelle opinioni sul livello di educazione al rispetto di genere della Gen Z. I ragazzi rispondo per lo più positivamente facendo un confronto con le generazioni passate: “Sicuramente siamo meglio delle generazioni dei nostri genitori” e “Si stanno facendo enormi passi avanti” sono gli incipit più diffusi, ma tutti ammettono che “comunque il problema rimane” e “l’unico modo per ovviarlo è continuare a fare sensibilizzazione, soprattutto alle persone più giovani”. Molte ragazze invece non sono soddisfatte dei risultati raggiunti. E non si tratta solo di violenza: la delusione sta anche nei piccoli gesti come le battute tipo "vai in cucina" che, oltre a mantenere lo stereotipo, “qualcuno ci può rimanere male”, perché “il rispetto che va portato” non solo nella coppia ma “anche a un’amica”.
Una studentessa poi anticipa la questione dell’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole: “Secondo me non abbiamo ancora tutti i mezzi necessari perché nelle scuole non si insegna l’affettività, non si parla spesso di questi temi e quindi non abbiamo tutti i mezzi, secondo me si dovrebbe partire proprio da questo”. In molti sono d’accordo con lei e ritengono che sarebbe “molto utile, soprattutto a quest’età”. Un ragazzo invece non la pensa così: “Non mi sento di dire di cambiare la scuola, è una cosa che si impara vivendo”, ma per una sua compagna sarebbe utile proprio per chi la pensa come lui: “Riuscirebbe ad aprire la mente a molte persone, magari dare dei punti di vista a cui non pensano da sole”. Una studentessa suggerisce di affrontare la materia “non nel solito modo” ma cercando di coinvolgere gli studenti, perché se si tenta una “forzatura dall’alto” allora “le persone superficiali, le prime che ne hanno bisogno” non ne ricaverebbero niente. Proposto anche l’inserimento dell’educazione sentimentale come materia vera e propria o come tema di educazione civica. Qualche giovane poi mette in guardia rispetto all’approccio superficiale del tema della violenza di genere: “Se ne sente parlare cos spesso che si pensa di sapere. Ma allora peché continua a succedere?”, si domanda una ragazza, concludendo che “O non se ne parla abbastanza, oppure se ne parla fin troppo, ma in maniera superficiale”.