È risaputo che il fumo è la prima causa di morte evitabile al mondo, dal momento che è spesso alla base dei decessi che avvengono per cause respiratorie, cardiache e oncologiche. Anche se ciò viene ripetuto spesso, soprattutto ai giovani, il numero dei giovanissimi fumatori sta crescendo sempre di più. La questione sta diventando sempre più preoccupante perché il rischio di sviluppare una dipendenza è più facile quando si è giovani e la probabilità di ammalarsi e far ammalare i propri figli è sempre più alta.
Secondo i dati diramati dalla Fondazione Veronesi, nella fascia 11-15 anni si è osservato un aumento del cinquanta per cento dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera) hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni mille giovani per anno, mentre nella fascia in cui ricade l'Italia (Europa del Sud, assieme a Spagna e Portogallo) ci si «ferma» a trenta fumatori su mille adolescenti.
Ci sono varie cause per cui gli adolescenti iniziano a fumare: il principale motivo è quello psicologico. Le sigarette li aiutano a rilassarsi e il fumo viene considerato come un modo per sembrare più grandi e scappare dal controllo dei genitori; e sociali perché molti, se la comitiva fuma, per non essere esclusi iniziano anche loro, ingenuamente pensando che non avranno mai dipendenza.
Per ridurre il numero dei fumatori, sulle scatole delle sigarette ci sono sempre scritte delle frasi di avvertimento, ma non hanno mai riscosso grande successo. Una delle soluzioni potrebbe essere aumentare gradualmente il costo delle sigarette, dato che i giovani sono molto sensibili a questo, così i fumatori diminuiranno man mano sempre di più. Ma sarà difficile che questo si avveri perché i soldi che guadagna lo Stato attraverso le tasse sulle sigarette non è sicuramente poco.