Com'è iniziata la sua carriera scientifica?
La mia carriera scientifica è iniziata molto tempo fa, quando dopo la laurea ho aperto per la prima volta la porta dell’istituto di Botanica di Torino grazie a un assegno di ricerca. Ho iniziato a studiare il mondo dei funghi, prima di allora assolutamente estraneo ma che mi ha totalmente affascinata, a tal punto che ho deciso di dedicarmi a quello. Ora sono in pensione ma l’interesse per argomento non mi ha lasciata.
C'è un esperimento a cui è particolarmente legata
Il suolo è la nicchia più ricca di biodiversità. Molti degli organismi che partecipano a questa biodiversità sono “invisibili”, ma necessari al visibile, pensate che pur non vedendo con interezza l’insieme di ciò che compone la biodiversità del suolo, questa conta il 60% della biodiversità del pianeta intero. Tra tutti i funghi però, ce ne è uno a cui sono particolarmente legata, la Gigaspora margarita. Questo fungo riesce ad entrare nella radice della pianta e a colonizzarla. Noi abbiamo studiato quali relazioni tra la pianta e il fungo permettono il riconoscimento e il dialogo tra questi organismi.
Quali sono le implicazioni etiche della manipolazione genetica delle piante?
Questo tema, assolutamente attuale, ha radici che risalgono al 1980 quando si iniziava a sperimentare sulle prime piante per renderle resistenti ai parassiti e agli insetti. Io ritengo che le lotte al geneticamente modificato abbiano creato un danno sociale e ambientale, oscurando alcuni benefici che derivano da 40 anni di esperimenti come la minore necessità di pesticidi e la maggiore resistenza agli agenti patogeni.
Un messaggio per i ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo mondo?
Ognuno di noi ha una piccola fiamma dentro di sé che lo spinge verso una direzione. Seguite sempre quella fiamma irrazionale.