Scuola
“Donne per la legalità”
Educazione sentimentale e leggi: così si contrasta il femminicidio a scuola
Serena Cecconi | 1 marzo 2019

La violenza contro le donne non è un fenomeno solo italiano: ma in Italia abbiamo un “tasso di tollerabilità” molto più basso rispetto ai nostri vicini europei. Si potrebbe sintetizzare così, in una frase, la situazione di casa nostra, ma l’avvocatessa Monica Mandico, impegnata da tempo nelle scuole per contrastare bullismo, cyberbullismo e violenza sulle donne appunto, traccia un quadro ancora più dettagliato rispondendo alle domande di Zai.net.

“Il tasso di violenza in Italia è tra i più bassi del continente – spiega - nei Paesi del Nord Europa siamo a livelli pari al 50 per cento dei casi di violenza rispetto alla popolazione femminile, anche se è vero che la condizione di evidenza delle azioni violente ha un tasso “di tollerabilità” molto più basso. Si denuncia più facilmente perché la consapevolezza del fenomeno è maggiore”.

 

Gli omicidi in generale come reato sono diminuiti, ma non quelli commessi sulle donne. 

Il dato è preoccupante perché mentre gli omicidi nel nostro Paese, come dato generale tendono a diminuire, il numero di quelli perpetrati sulle donne rimane stazionario, quasi che una “rabbia di genere” permanesse contro di loro ormai da anni. L’uccisione di una donna corrisponde a una pulsione identitaria profonda, quasi che la morte della persona più debole fosse un atto dovuto, liberatorio di un proprio sé maschile messo in dubbio dalla libertà dell’altra da sé. 

È evidente che la violenza sulle donne rappresenta l’ultimo tentativo di ristabilire con la forza uno storico potere degli uomini che di recente è stato eroso e compromesso dalle conquiste paritarie delle donne. 

 

L’appartenenza ad una classe oppure ad un contesto sociale, possono essere parametri per “leggere” questa strage di donne?

Dice bene, sono stragi. I dati nel 2017 riportano che quasi 7 milioni di donne italiane hanno denunciato di aver subito violenza fisica e/o sessuale, 114 sono state vittime di femminicidio, una ogni tre giorni. È un errore ritenere che il femminicidio sia espressione delle classi più povere e deprivate. In realtà il femminicidio e la violenza sulle donne attraversano tutte le classi anche quelle più ricche e agiate, in cui presumibilmente gli uomini dovrebbero avere una formazione più aperta, civile, rispettosa.

 

Il progetto Donne per la Legalità è un progetto di educazione sentimentale oltre che di informazione sugli strumenti a disposizioni di chi è vittima o testimone di violenza. Ce ne può parlare?

Questo è un progetto che vuole valorizzare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. La Convenzione chiede infatti agli Stati che l’hanno approvata di introdurre educazione all’affettività nelle scuole affinché i ragazzi acquisiscano conoscenze e strumenti per diventare adulti in grado di avere una vita affettiva equilibrata. Agli studenti occorre dare la certezza della pena per chi commette il reato di violenza, sia questa psicologica, verbale, fisica. Oltre a punire dobbiamo anche trasmettere loro il concetto che la legge si oppone alla cultura dell’odio e della violenza diffusa contro le donne. Così favoriamo il cambiamento delle mentalità, attraverso un’educazione al rispetto dell’altro.

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