Nell’ultimo anno gli studenti italiani hanno riscontrato il 24% in più di problemi psicologici. Stress e ansia per la nuova generazione, che passa sempre più tempo collegata ad un apparecchio digitale: la media di utilizzo dei dispositivi telefonici è aumentata particolarmente, si verifica una crescita dalle 2 ore in pre-pandemia alle 7 ore attuali. Questo ha causato una ridotta capacità di concentrazione, una minore curiosità e autocontrollo, con sintomi di ansia e depressione.
Generazione didattica a distanza
Ragazzi tra i 14 e i 18 anni soffrono di stanchezza, irritabilità e ansia; è l’identikit della generazione “in didattica a distanza” che emerge dai dati di diverse ricerche presentate da David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi durante l’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato, dedicata proprio all’impatto della “didattica digitale integrata” sui processi di apprendimento e sul benessere psicofisico degli studenti. La scuola a distanza produce un elevato stress e disturbi del sonno. La DAD ha avuto effetti distruttivi sugli studenti, e 1 studente su tre ha fatto richiesta di sostegno psicologico a scuola. Inoltre quasi il 50% degli studenti italiani fa fatica a concentrarsi per studiare, il 40% ha problemi dovuti alla propria connessione e il 33% prova un senso di noia che non stimola l’apprendimento.
L'analisi di Lazzari
“Diversi studi – ha detto Lazzari ai senatori – ci dicono che la scuola a distanza produce un elevato aumento dello stress e dei disturbi del sonno. Nelle femmine produce soprattutto ansia, depressione e ritiro dalla scuola. Nei maschi rabbia, aggressività e opposizione. Dall’analisi dei voti, fatta con un campione di insegnanti, risulta che le prestazioni scolastiche non sono significativamente peggiorate rispetto agli anni precedenti. Ma sono, invece, molto diversi i punteggi legati alla rielaborazione personale dello studio. Si lamenta uno studio più passivo”. La DAD è stata un colpo basso per gli studenti soprattutto perché, “in un mondo che li smarrisce”, la vita scolastica resta ancora un’ancora di salvataggio. Quel che è mancato maggiormente ai ragazzi delle superiori (i più penalizzati in quanto didattica a distanza) è stata l’interazione con i compagni, il confronto con gli insegnanti e la possibilità di fare attività – come i compiti – in gruppo. Da tutte le ricerche sui ragazzi in questa fase pandemica, ha concluso Lazzari, “è emersa l’importanza della scuola come spazio psicologico. Non solo per la trasmissione di contenuti.“ E comunque, anche i contenuti stessi “devono essere trasmessi in un ambiente favorevole dal punto di vista emozionale e relazionale, perché ci sia un migliore apprendimento“.