Un incontro per disegnare insieme percorsi di rigenerazione sociale, partendo e difendendo il ruolo pubblico e formativo della scuola. Presentato a Roma, dalla Rete EducAzioni, il Patto educativo di comunità per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. All'evento, tenutosi il 6 ottobre presso l'Istituto Leonardo da Vinci in via Cavour, hanno preso parte molti attori del Terzo Settore nonchè Dirigenti Scolastici e rappresentanti sindacali che hanno raccontato gli esempi virtuosi messi in campo per abbattere le disuguaglianze nei territori e hanno condiviso idee e progettualità per il futuro.
"Non si può parlare in maniera bianca o nera della povertà educativa", a dirlo, a inizio incontro, è Andrea Morniroli della Rete EducAzioni che ha introdotto gli obiettivi principali del Patto. Fra questi quelli di promuovere la partecipazione consapevole e informata della comunità, sviluppare spazi comuni d'azione partendo dalle scuole, dove promuovere occasioni di apprendimento superando il concetto di tradizionalità.
Per rendere concretamente possibile tutto ciò i rappresentanti del mondo scuola ed enti deputati alla formazione si sono quindi incontrati con le realtà del Terzo Settore per mettere a sistema uno strumento di empowerment continuativo e non unicamente legato al singolo bando.
L'esigenza di dotarsi di patti educativi nasce durante la pandemia, ma l'obiettivo odierno è stato quello di mettere nero su bianco, con un vademecum, cosa è stato fatto per contrastare la dispersione scolastica a livello locale per proporlo ed estenderlo a livello nazionale.
Un incontro per sottolineare anche cosa non è un patto educativo: il Terzo Settore lavora con la scuola rivendicandone la centralità e chiedendo un reciproco riconoscimento. Il patto educativo non è un modo per vincere i bandi, ma alleanze come processi.
Le buone alleanze educative a volte svelano le mancanze presenti nelle scuole o nel territorio. Le buone alleanze educative sono quelle che riescono a intrecciare il curriculare con l'extracurriculare: insegnanti ed educatori lavorano insieme a scuola. Nel corso dell'incontro molti esempi concreti sono stati portati. Come Lucia Sorce, Dirigente Scolastica ICS Rita Borsellino di Palermo, che ha raccontato i progetti realizzati nel territorio della sua scuola dove la quota di dispersione scolastica è passata dal 28% al 8% nel giro di poco tempo: "Sinergia vuol dire lavorare insieme ed è quello che abbiamo cercato di fare noi nel nostro Istituto. Dieci anni fa abbiamo iniziato il percorso per la cittadinanza difendendo il campetto davanti alla scuola che il Comune di Palermo voleva abolire. Abbiamo riflettuto su come volevamo quella piazza e riqualificarne la visione ludica. Abbiamo invitato il Comune al Tavolo per difendere quel campetto e abbiamo bloccato i lavori. Piccoli architetti hanno ridisegnato quel campetto. Abbiamo riflettuto sul diritto alla casa e sul diritto allo sport con i ragazzi. Nel 2017 è stato siglato un Patto per il Territorio per riqualificare interamente l'area. Abbiamo lanciato vari progetti nella zona, tenendo la scuola aperta anche il sabato e la domenica e cambiando la visione della scuola fra gli studenti e le famiglie del territorio".
O come l'IC Aldo Moro di Ponticelli, situato un quartiere difficile di Napoli. Presso l'Istituto è stata creata anche l'aula delle emozioni dove decomprimere rabbia e paura o la Casa del Lungocollo (luogo d'incontro anche per le famiglie).
Angelo Moretti, Presidente della Rete di Economia Civile Sale della Terra nonchè Coordinatore del progetto PFP Budget Educativi, nel panel dedicato alle discriminazioni ha raccontato la loro attività volte a colmare le disparità anche di tipo informatico e tecnologico emerse soprattutto durante il Covid-19 con il ricorso, obbligato, nelle scuole, alla DAD: molti studenti non avevano la connessione Internet o non avevano la possibilità di studiare dentro casa non avendo la famiglia spazi o dispositivi per tutti. Alla luce di questa situazione è stato realizzato un progetto che ha previsto budget educativi personalizzati per ogni ragazzo. Inoltre sono state create delle aule diffuse dove gli studenti potevano avere una postazione computer per collegarsi e seguire le lezioni.
Fra le sessioni dell'incontro anche quindi una interamente dedicata al tema dei patti educativi e delle disuguaglianze. Fra queste le disuguaglianze di genere che colpiscono le studentesse. Alessandra Smerilli dell'associazione Asinitas ha presentato il Progetto Futura: "A Tor Pignattara c'è un numero importante di residenti stranieri e qui abbiamo aperto una scuola d'italiano per le donne. Non ci siamo limitati ai corsi, ma a un'attenzione alla maternità e alla formazione sociale. Il progetto ha l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli che incontrano le donne straniere nel conciliare la maternità con la formazione e il lavoro. Un progetto che prevede percorsi di orientamento e di supporto anche nella vita quotidiana".
Un altro esempio è la Fondazione Paolo Bulgari nata anche per concentrare le risorse di Roma in un particolare quartiere (Tor Bella Monaca) per una rigenerazione culturale ed educativa. A parlarne è stato direttamente Giulio Cederna della Fondazione. Molte azioni si stanno sviluppando in questa scuola in sinergia con altre associazioni del territorio per riflettere sul valore educativo: "In un contesto così complesso alcune scuole capiscono l'urgenza di unirsi al territorio. Abbiamo realizzato quindi un Patto Educativo a Tor Bella Monaca con il Liceo Amaldi e incontri con Libera. Non serve solo un patto educativo, ma delle politiche chiare".
Prima della Tavola Rotonda conclusiva, il terzo blocco di discussioni si è concentrato anche sul rapporto fra i patti educativi e l'Agenda 2030 e su e come contribuiscono alla sostenibilità.
Un incontro pensato per analizzare a 360° l'opportunità che rappresentano i patti educativi per una programmazione sempre più integrata in grado di lavorare sull'interazione. Per continuare su questa strada anche gli strumenti di erogazione dei finanziamenti dovranno evolversi superando il concetto di temporaneità.