Scuola
Scuola, 431mila giovani italiani hanno abbandonato la scuola nel 2023
Secondo l'elaborazione della Cgia su dati Eurostat e Istat, 431mila ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni hanno solo la terza media
Tommaso Di Pierro | 15 settembre 2024

Notizie allarmanti dal mondo della scuola: secondo l'ultima elaborazione compiuta dall'Ufficio studi della Cgia su dati Eurostat e Istat, ben 431mila ragazzi e ragazze hanno deciso da tempo di non frequentare più.

 

Come riporta SkyTG24, i giovani in questione sono persone in età tra i 18 e i 24 anni che nel 2023 hanno dichiarato di aver abbandonato prematuramente la scuola; al più hanno conseguito la licenza di terza media, ma successivamente non hanno concluso nemmeno un corso di formazione professionale della durata superiore a 2 anni e in questo momento non frequentano alcun corso scolastico o formativo. Tirando le somme, sono giovani che a mala pena hanno assolto l'obbligo scolastico.

Tale abbandono precoce rimane una criticità che colpisce in particolare i giovani con alle spalle famiglie caratterizzate da un forte disagio sociale e/o alle prese con seri problemi economici, oltreché colpire maggiormente il Mezzogiorno, ma con una presenza altrettanto preoccupante anche in alcune aree geografiche del Nord. La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna, che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3 per cento. Seguono la Sicilia, con il 17,1 per cento, e la Provincia di Bolzano, con il 16,2 per cento. In termini assoluti, invece, il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è della Campania ed è pari a 72mila unità: a seguire ci sono Sicilia, con 62mila unità; Lombardia con 53mila e Puglia con 38mila. A livello europeo il dato italiano, pari a 10,5 per cento, si colloca a pari merito con Cipro al terzo posto tra i peggiori: solo la Spagna, con il 13,7 per cento, e la Germania, con il 12,8 per cento, fanno peggio.La media dell'Area Euro si è attestata al 9,8 per cento.

"È evidente" - spiega la Cgia - che "nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un'occupazione di qualità e adeguatamente retribuita; le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto - come la transizione ecologica e quella digitale - non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un ITS o una laurea presso un politecnico".

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