Scuola
L'importanza dell'innovazione scolastica, intervista alla Presidente di INDIRE
Cristina Grieco spiega il ruolo dell'Istituto nell'innovazione dell'istruzione
Tommaso Di Pierro | 15 ottobre 2024

Cristina Grieco è dirigente scolastica e Presidente di INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) dall’agosto 2022. È stata assessora con delega a istruzione, formazione e lavoro della Regione Toscana, presidente della nona commissione della Conferenza delle Regioni, Consigliera del Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi e fa parte del gruppo di lavoro della Commissione Nazionale Unesco per la riforma del sistema educativo/formativo e del Comitato di Indirizzo della Scuola di Alta Formazione per l’Istruzione.

Qual è la missione di INDIRE e com’è entrata a farne parte?

INDIRE, lo dice già l’acronimo, è un istituto complesso, ma in poche parole promuove l’innovazione nelle scuole nel suo complesso, dagli spazi in senso architettonico, ai tempi dell’insegnamento e all’organizzazione. L’idea di base è che il modello della nostra scuola debba essere sempre innovato per essere rispondente agli obiettivi e al contesto in continuo mutamento. L'istituto si occupa anche della formazione del personale scolastico e di realizzare documentazione, infatti nasce come biblioteca didattica a Firenze quasi un secolo fa —l’anno prossimo celebrerà i suoi primi cento anni! Insomma, una pluralità di azioni, ma tutte incentrate sul miglioramento della scuola.

Che cosa ha significato per lei, in questi due anni, essere Presidente di INDIRE?

Io mi occupo da sempre di scuola: come insegnante, come dirigente scolastica, come assessora regionale all’istruzione; quindi per me è stato veramente un grande onore presiedere l’istituto che si occupa di ricerca educativa e di innovazione. Adesso sono a conclusione del mio mandato perché è alle porte una riorganizzazione radicale dell’istituto, riorganizzazione che mira a rafforzare il compito istituzionale della formazione del personale docente. Inoltre INDIRE è l’agenzia nazionale di Erasmus, tutto quello che riguarda internazionalizzazione e educazione degli adulti passa da qui insomma. L’importanza dell’internazionalizzazione oggi è immensa, soprattutto rispetto alle sfide dell’innovazione tecnologica nell’istruzione che, almeno a mio parere, non possono essere affrontate se non in modo globale. 

Considerando invece il suo ruolo come Consigliera del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, quale ritiene un suo successo personale?

Parlerei più di soddisfazioni che di successo personale. Avevo conosciuto Bianchi nel ruolo di Assessore Regionale in Emilia Romagna e in Toscana, quando mi ha chiamata a far parte del suo staff eravamo in una situazione complessa: piena pandemia, scuole chiuse, il PNRR da iniziare a mettere a terra. Forse la soddisfazione più grande è stata l’approvazione unanime della legge sugli ITS. Vedere approvare una legge all’unanimità non succede spesso, tanto meno se sui temi della scuola e delle politiche del lavoro, ma in questo caso il miracolo è avvenuto. La legge è stata sviluppata per cercare di colmare un gap che il nostro Paese aveva rispetto agli altri sulla formazione terziaria non universitaria; da anni si rifletteva in questo senso, ma si era sempre pensato a una sperimentazione, invece questa legge ha inserito gli ITS a pieno titolo nel sistema di istruzione terziario non accademico.

Da dirigente scolastica, qual è un suo diktat personale e quali sono secondo lei gli obiettivi che l’istruzione dovrebbe porsi oggi?

Questa è una domanda complicata! Io da dirigente scolastico ho sempre cercato di essere po’ un direttore d’orchestra, di ascoltare molto i docenti ma anche le esigenze di studenti e studentesse, cerando di lavorare in sintonia. Spesso si sente dire che la scuola (e io sono d’accordo) deve dare ai ragazzi delle opportunità di buona occupazione, ma ancora prima la scuola è quello spazio sociale del dialogo, della crescita, della conoscenza disinteressata. Certamente la scuola deve aiutare a sviluppare competenze di tipo cognitivo, ma anche quelle trasversali e quelle socio-emotive; perché  poi sono queste a rappresentare la cassetta degli attrezzi per affrontare la complessità del mondo, che oggi è sempre maggiore.

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