Scuola
In Italia è record di compiti a casa per gli studenti quindicenni
Secondo i dati del Censis, rispetto alla media europea i liceali italiani trascorrono fino a 2,3 ore al giorno sui libri
Tommaso Di Pierro | 23 dicembre 2024

Compiti sì o compiti no? È l'eterna domanda che accompagna gli studenti durante il periodo di vacanze estivo o natalizio. Meglio godersi le vacanze e non studiare dopo lunghi periodi di fatica o meglio studiare per non perdere i progressi fatti? Quale che sia la propria posizione un dato è  incontrovertibile: in Italia la tendenza è quella di abbondare con i compiti a casa, sia durante l'anno scolastico che durante le pause delle vacanze. Secondo i dati del Censis, infatti, rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei, gli studenti quindicenni italiani sono quelli che in Europa dedicano più tempo ai compiti a casa, con una media di 2,3 ore al giorno. Come riportato da RaiNews.it, anche il tempo della frequenza scolastica è tra i più elevati: in media 27,2 ore alla settimana, un valore più basso solo di quello della Germania (28,0 ore di frequenza, ma solo 1,2 ore al giorno dedicate allo svolgimento dei compiti a casa).

Da un lato potrebbe anche risultare un dato positivo, se non fosse che il tempo di apprendimento aggiuntivo non si traduce sempre in risultati migliori. Il 67,5% dei dirigenti scolastici, infatti, ritiene che ci sarebbe bisogno di una regolamentazione specifica per i compiti a casa. Per il 98,3% è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti. Per il 95,1%, infine, i docenti si dovrebbero coordinare tra loro. 

E se il 63,7% ribadisce l'importanza di assegnare i compiti a casa, per l'85,4% gli insegnanti dovrebbero essere più attenti alle ricadute sull'apprendimento. Per il 52,5% spesso i docenti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi, senza correggerli, e per il 58,4% non esiste una linea di condotta comune nell'ambito di uno stesso istituto scolastico. 

Il 51,0% dei presidi ritiene che gran parte dei docenti dia per scontato che i genitori debbano supportare i figli nello studio domestico, e il 43,0% aggiunge che spesso vengono assegnati compiti che gli alunni non saprebbero svolgere senza l'aiuto dei genitori.    

Un maggiore impegno a casa dello studente, affermano i dirigenti scolastici, non significa matematicamente un miglioramento nel rendimento. Servono allora metodo e proporzione nell'assegnare compiti a casa. Compiti che, appunto, devono avere ricadute significative sull'apprendimento e non rappresentare, specialemente nel periodo di riposo, un'ipotetica minaccia di punizione o di obbligo. I compiti giornalieri sono fondamentali, pena il mancato incentivo all'apprendimento, ma quando soffocano lo studente, un maggior proporzionamento, o un loro svolgimento originale, può di certo migliorare la voglia dello studente di mettersi a studiare e di affrontare i compiti con maggior stimolo ed interesse.   

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