Scuola
Record di iscrizioni di alunni con disabilità ma l'organico di diritto non va oltre il 70 per cento
R.B. | 25 maggio 2018

Sono 255.000 gli iscritti che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado affetti da limiti psico-fisici di varia entità, per un totale del 2,9 per cento della popolazione scolastica, con un aumento dell'8,3 per cento nell'ultimo anno e la scuola primaria che ne registrala presenza più elevata (90.485 unità). A ciò si somma la più alta incidenza dei medesimi, pari al 4 per cento, nella scuola secondaria di primo grado. 

Ad allarmare, tuttavia, è il dato relativo alla stabilizzazione del personale docente specializzato. Asserisce, infatti, il MIUR: " Entrando del dettaglio della tipologia di contratto, dei 139.554 docenti per il sostegno nell’anno scolastico 2016/2017, 87.605 hanno un contratto a tempo indeterminato e 51.949 un contratto a tempo determinato. La quota di insegnanti per il sostegno a tempo indeterminato sul totale dei docenti per il sostegno è pari al 62,8 per cento; nell’anno scolastico 2001/2002 tale rapporto si attestava sul 60,8 per cento”.

Il sindacato ANIEF ha attivato da anni ricorsi gratuiti al TAR del Lazio per chiedere la piena copertura oraria rispetto al monte ore chiesto ogni anno dalla scuola alle direzioni regionali in presenza di handicap grave e certificato. 

Il presidente dell'ANIEF, Marcello Pacifico ha dichiarato: " Sono 40.000 i docenti precari che ogni anno continuano ad essere chiamati ad assicurare il diritto all’istruzione e che spesso, però, sono nominati in istituti scolastici diversi minando la continuità didattica. Il decreto legislativo 66 della Legge 107/2015 non ha risolto il problema: anzi, obbliga le famiglie con figli disabili gravi a rifare le certificazioni daccapo, mettendo in dubbio la valenza della diagnosi in essere. Sposta il problema su un piano diagnostico, ma non risolve nulla da un punto di vista della didattica. Tuttavia la soluzione sarebbe a portata di mano: basterebbe stabilizzare i 40.000 posti che per diversi anni sono dati in deroga, specie dopo le sentenze delle sezioni unite della Corte di Cassazione, secondo le quali va salvaguardata la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo. Basta con gli indugi".

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