Scuola
“Le aspirazioni non hanno genere”. Parlano le role model di InspirinGirls
Contro gli stereotipi di genere, quattro chiacchiere dopo l’incontro presso la Scuola Secondaria di I grado E. Mattei di Marina di Ravenna
Serena Mosso | 7 giugno 2018

“Avere una bambina l’ha limitata nel suo lavoro?”

“A lei è capitato che il suo stipendio fosse più basso di quello di un suo collega?”

“Le capita di lavorare in un gruppo di soli maschi?”

“Se sul suo lavoro i maschi non l’ascoltano, come si comporta?”

All’incontro della scorsa settimana presso la Scuola Secondaria di I grado E. Mattei di Marina di Ravenna le studentesse si sono sbizzarrite. Tante le domande rivolte alle manager del Gruppo Hera, intervenute in qualità di role model all’evento organizzato con Valore D, Eni, Intesa Sanpaolo e col patrocinio del MIUR nell’ambito del progetto InspirinGirls.

L’obiettivo? Dialogare con gli studenti per abbattere gli stereotipi di genere e incoraggiare le ragazze tra gli 11 e i 14 anni a seguire le proprie aspirazioni.

E che aspirazioni! Le ragazze di seconda media sembrano avere le idee chiare. Tanti i sogni nel cassetto raccontati, tante le professioni desiderate per il proprio futuro.

Abbiamo chiesto alle role manager Chiara Lambertini, Raffaella Zanfini, Francesca Morandi e Susanna Zucchelli di raccontarci le loro, di professioni, e di com'è andato l'incontro con gli studenti e le studentesse.

 

Dopo gli incontri con gli studenti, c’è un episodio o  una frase detta da qualche ragazzo o ragazza, che ricordate particolarmente?

Chiara Lambertini, Responsabile Laboratorio Heratech Srl: Una studentessa mi ha chiesto se la maternità mi ha creato problemi. La domanda era corretta e ha permesso di confrontarci molto ma mi ha rattristato pensare che nel 2018, ancora così giovani, si possa pensare che la maternità possa essere un problema.

Raffaella Zanfini, Responsabile Servizi Ambientali Hera Spa per l’area di Bologna e Imola: Mi ha colpito la frase di una ragazza che, partendo dalla propria esperienza personale, ha deciso di voler diventare medico allergologo per aiutare le persone che hanno il suo stesso problema. Mi è parsa molto matura e motivata per la sua età.

Francesca Morandi, Responsabile Progettazione Impianti Elettrici Heratech Srl: Mi hanno colpita un paio di domande che mi sono state rivolte in entrambe le classi in cui sono stata. La prima relativa proprio alla possibilità di conciliare lo studio (e, nel futuro, il lavoro) con altre attività, soprattutto lo sport e le uscite con gli amici. In alcuni casi ho percepito che gli studenti sentono riposta in loro un’elevata aspettativa da parte delle famiglie a performare su tutti i fronti, col conseguente timore di non esserne all’altezza. La seconda domanda invece mi è stata posta da studentesse che mi chiedevano come fare per essere ascoltate in ambito professionale dagli uomini e come reagire nel caso si diventi oggetto di “chiacchiere” alle proprie spalle, sempre da parte degli uomini. Chiaramente è un tema molto delicato nella loro fascia di età perché mancano ancora l’esperienza e la fiducia necessarie per affrontare queste situazioni con serenità, riuscendo a trovare il proprio giusto modo per risolverle.

Quali sono i progetti futuri del Gruppo Hera? Sono in programma altri incontri per InspirinGirls?

 Susanna Zucchelli, Direttore Heratech Srl e Diversity Manager Gruppo Hera: Il progetto InspirinGirls prevede, per ogni azienda coinvolta, almeno tre incontri in tre scuole diverse. Hera ha già visitato con le sue role model due scuole, una a Marina di Ravenna e una a Sassuolo, e sta valutando la terza scuola in cui portare le sue testimonianze per il prossimo autunno. Peraltro la collaborazione con Valore D è proficua e prosegue anche sotto altri aspetti, non ultimo quello relativo alle generazioni. Tutto ciò in linea con la missione del Diversity Management, che vuole andare oltre il genere per occuparsi di cultura delle differenze a tutto tondo.

Quali sono gli stereotipi di genere più diffusi tra gli studenti?

Chiara Lambertini: Che ci siano ancora ruoli femminili e ruoli maschili. Per esempio, che il calcio sia solo da maschi – pensiamo a quanta enfasi sia stata data al fatto che noi quest’anno ai mondiali non ci siamo, alla crisi del calcio! – quando, di contro,  non è stato altrettanto valorizzato o anche solo osservato che la nostra squadra femminile è quasi qualificata per i mondiali 2019.

Raffaella Zanfini: Purtroppo ancora esistono condizionamenti dati dall’ambiente circostante con cui i giovani si rapportano. Tuttavia ho riscontrato negli studenti una sostanziale apertura alla diversità e mi ha fatto piacere notare come i ragazzi ascoltassero con attenzione e stima le loro compagne di classe nel racconto delle proprie aspirazioni professionali, qualunque esse fossero.

Francesca Morandi: In realtà, anche di fronte a domanda diretta, mi è stato espresso solo in un caso il dubbio che uomini e donne non possano ricoprire lo stesso ruolo. L’esempio che mi è stato proposto riguardava lo sport, in particolare il fatto che una donna non possa giocare a rugby. Ne abbiamo discusso e ho condiviso con gli studenti diversi esempi, anche in ambito sportivo, che andavano a smentire questa idea. Sperando che non sia stato dovuto a timidezza o altro, non ho fortunatamente riscontrato particolare convinzione su stereotipi di genere. L’impressione che ho avuto è che si stia andando nella giusta direzione.   

Qual è il messaggio che considerate più importante da trasmettere ai giovani?

Chiara Lambertini: Essere aperti. Seguire le proprie passioni. Non hanno genere. Ogni percorso può essere di valore e va costruito con impegno e lavoro. Bisogna costruirsi competenze e lavorare molto su se stessi, nel senso che siamo sempre noi gli attori principali del nostro percorso. Bisogna apprezzare ogni esperienza e le persone che si incontrano. Da tutto si impara.

Raffaella Zanfini: Collaborate tra voi nel raggiungere i vostri obiettivi, supportandovi e rispettando gli interessi e le passioni di tutti.

Francesca Morandi: Essere onesti e rispettosi con se stessi e con gli altri, fare del proprio meglio in qualsiasi situazione ed impegnarsi il più possibile per acquisire le competenze necessarie per poter fare un lavoro che piace, appassiona e gratifica. Essere aperti e consapevoli che le differenze non solo esistono e devono essere rispettate, ma sono quelle che ci arricchiscono permettendoci di raggiungere i risultati migliori.

La parità di genere si costruisce insieme ai maschi. Come si educa un ragazzo alla parità di genere?

Chiara Lambertini: Includendo tutti nelle varie esperienze. Si emula e si desidera diventare ciò che si vede e ci piace, ciò che ci ispira. Credo sia fondamentale fare vivere varie esperienze, anche diverse fra loro, sia a maschi che a femmine. Aiutare, da adulti, ad un approccio aperto e al pensiero critico.

Raffaella Zanfini: Credo sia fondamentale coinvolgerlo in un progetto comune, in modo che possa apprezzare il contributo delle compagne femmine e sentirsi a sua volta rispettato e apprezzato.

Francesca Morandi: Fornendogli modelli di comportamento da seguire come esempi corretti da quel punto di vista, coinvolgendolo in attività di gruppo nelle quali ci sia un continuo scambio di idee ed opinioni con le ragazze.

 

Come descrivereste Gruppo Hera a degli studenti delle scuole superiori?

Chiara Lambertini: Una multiutility, ovvero una realtà aziendale che eroga servizi di utilità al territorio (gas, acqua, servizi ambientali, ecc). Ma anche, in relazione a un tema di orientamento professionale,  una realtà “multiprofessionale”, dove diverse professionalità, ingegneri, informatici, legali, chimici, biologi, creativi, umanisti, ecc., possono trovare spazio e collaborare in maniera creativa e competente per raggiungere gli obiettivi aziendali. Il tutto in un clima di grande attenzione alla crescita professionale, personale e alle diversità.

Raffaella Zanfini: Un Gruppo che opera in settori e servizi essenziali per le comunità che vivono nei territori di riferimento, attento all’ambiente, alle persone e al loro sviluppo professionale.

Francesca Morandi: Il Gruppo Hera è una società multiutility, ovvero un’azienda che fornisce ai cittadini di numerosi comuni dell’Emilia Romagna, delle Marche, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, servizi con elevato standard di qualità in settori fondamentali per la comunità quali l’acqua, i rifiuti, il gas, l’elettricità, il teleriscaldamento, l’illuminazione pubblica. È un’azienda molto grande nella quale lavorano quasi 9.000 persone, la maggior parte delle quali con contratto stabile e con competenze professionali molto eterogenee.

Le studentesse spesso hanno il timore di trovare ostacoli, nella loro vita lavorativa futura, in quanto donne, o di non riuscire a conciliare un’eventuale maternità col lavoro. È davvero così? Com’è stata la vostra esperienza?

Chiara Lambertini: La mia è stata sicuramente un’esperienza positiva, come deve essere/diventare per tutte e tutti. La mia maternità è stata accolta dall’azienda con professionalità e attenzione. Abbiamo programmato un piano di lavoro e un passaggio di consegne per il periodo necessario, durante la mia assenza di congedo. È stato sfruttato il momento anche per valorizzare e stimolare altre risorse e fare emergere ulteriore potenziale della squadra di lavoro. Durante la mia assenza l’azienda, altresì, non mi ha “perso di vista”, mantenendo attestazioni di attenzione e coinvolgimento sugli scenari di sviluppo futuro. In poche parole mantenendomi coinvolta e partecipe, sempre connessa. Una volta rientrata, è stato come non essere mai stata via. Le cose importanti erano ovviamente andate avanti, altre no e andavano riprese.  Secondo me anche il mio apporto era cambiato, rinnovato in alcuni aspetti e ritengo anche migliorato, impreziosito da nuovi punti di vista.

Raffaella Zanfini: Personalmente non ho vissuto la maternità, ma ho dovuto in ogni caso conciliare la vita lavorativa con quella privata e mi sento di rassicurare le giovani donne sul fatto che, con impegno e organizzazione, gli eventuali apparenti ostacoli si superano.

Francesca Morandi: Nel contesto in cui lavoro, pur essendo prevalentemente maschile, non ho riscontrato criticità rilevanti in quanto donna. In qualche caso particolare, ho incontrato un po’ di prevenzione e poca attenzione rispetto al fatto di non farmi sentire in imbarazzo, ma fiducia in se stessi e negli altri, competenza e tempo permettono di instaurare rapporti di lavoro molto proficui proprio grazie alla diversità di approccio e punti di vista. Credo poi che la mia azienda sia particolarmente attenta a fare in modo che famiglia e lavoro possano coesistere in modo da avere entrambi l’importanza e lo spazio che meritano. Naturalmente capacità organizzativa e proattività nella ricerca del giusto equilibrio sono fondamentali.

Com’è stato il vostro percorso lavorativo?

Chiara Lambertini: Intenso e vario, ricco di esperienze, opportunità e sfide. Per quanto riguarda il percorso lavorativo interno al Gruppo Hera, sento di aggiungere che è stato, ed è, molto “attento”. Credo che il mio percorso abbia sicuramente la mia impronta, nel senso ci ho messo molto del mio, ma è sempre stato costruito a quattro mani con l’azienda, che sa avere una visione d’insieme senza perdere di vista il singolo e soprattutto vederne il valore in un’ottica inclusiva, di condivisione e di squadra. Questo non significa che non ci siano stati momenti difficili e che tutto sia sempre liscio e facile. Anzi. Ma il contesto ricco, un management responsabile, nel vero senso del termine, e la squadra nelle sue diversità, con cui lavoro, sono tali che il percorso è comunque sempre l’essenza di una crescita.

Raffaella Zanfini: È stato un percorso articolato, con esperienze lavorative in aziende e realtà molto diverse tra loro, che mi ha arricchito coniugando la formazione di base ingegneristica con le ulteriori competenze manageriali maturate nel tempo.

Francesca Morandi: Senz’altro è stato ed è tutt’ora impegnativo, richiede preparazione, determinazione nel raggiungere obiettivi sfidanti, capacità di affrontare quotidianamente situazioni nuove, disponibilità ad imparare e approfondire ambiti tecnici e relazionali sempre diversi. Proprio per queste ragioni, continua ad essere stimolante, ad offrire opportunità di crescita e motivi di soddisfazione.

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