Quando l’impresa è donna
Sei una ragazza e vuoi aprire un’attività: cosa fare? Lo abbiamo chiesto a Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti Liguria e presidente del Coordinamento nazionale imprenditoria femminile
Redazione | 14 marzo 2014
È più complesso per una donna fare impresa?
Alla luce dei dati che abbiamo, confrontandoci sia con le imprenditrici già in attività, sia con quelle che vogliono avviarla, emergono due ordini di problemi. Il primo è che nel nostro Paese il welfare è pressoché inesistente, per cui per una donna è difficilissimo conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro. Quando hai un’azienda non hai orari di lavoro: se c’è un’urgenza non puoi assentarti e se non sai a chi lasciare i tuoi figli questo diventa un problema.
Qual è l’altro ostacolo?
L’accesso al credito: è una questione trasversale, che riguarda tutti, anche le donne. Ad esempio, ancora oggi ad un’imprenditrice sposata in regime di separazione dei beni viene comunque chiesta la firma del marito se richiede un finanziamento.
Come opera il Coordinamento nazionale dell’imprenditoria femminile?
Il CNIF è un’organizzazione settoriale di Confesercenti che si pone l’obiettivo di accreditarsi come guida di rappresentanza, fornendo servizi e assistenza all’imprenditoria femminile. Vogliamo semplificare la vita alle donne imprenditrici e quindi affrontiamo nello specifico le loro problematiche, organizzando iniziative sindacali e collaborando in stretto contatto con le istituzioni politiche.
Organizzate anche delle attività specifiche rivolte alle imprenditrici?
Sì, organizziamo corsi di formazione dedicati all’autoimprenditorialità, alla creazione di impresa, alla leadership femminile: la risposta delle donne è sempre molto positiva, non c’è l’atteggiamento del: “non ho bisogno di aiuto”.
E per quanto riguarda l’accesso al credito?
Anche su questo interveniamo cercando le soluzioni più adatte alle imprese attraverso convenzioni stipulate con diversi istituti di credito. L’obiettivo è quello di migliorare l’offerta dei prodotti/servizi bancari alle imprese.
A chi ci si deve rivolgere?
A livello territoriale si sono costituiti i coordinamenti regionali e provinciali che lavorano in sinergia con il nazionale e che sono gli interlocutori delle istituzioni locali.
Cosa deve fare una giovane donna che vuole avviare una propria impresa?
Come prima cosa non deve buttarsi alla cieca ma seguire corsi di auto-imprenditorialità. Fare impresa è una bella cosa, perché tu non solo gestisci un’idea di impresa, ma fai anche una sfida con te stessa. Non è però cosa facile, bisogna sapere bene le tappe, poi è necessario analizzare il mercato: non si deve cadere nella trappola del “ho un’idea che mi piace, la perseguo”, perché se non ha spazio sul mercato è destinata a fallire.
Quanto costa avviare un’impresa?
Non si può dare una risposta univoca, perché ovviamente dipende dal tipo di impresa che si intende aprire. Facendo però una media, considerando esclusivamente le spese relative agli adempimenti burocratici, ci attestiamo sui mille euro.
Esistono dei settori imprenditoriali in cui le donne sono più rappresentate?
Direi il commercio, l’agricoltura, il turismo. Noi teniamo sempre sotto controllo i settori produttivi: tra le imprese femminili sono più diffuse quelle di piccole dimensioni, proprio perché per una donna c’è sempre l’esigenza di conciliare la vita familiare con quella da imprenditrice. Oggi purtroppo questa modalità non corrisponde più alle logiche di impresa attuali, ed è per questo che auspichiamo da parte del governo un’attenzione maggiore alle politiche di welfare, per consentire davvero alle donne pari opportunità nell’avvio di un’attività.
C’è bisogno di un cambio di mentalità?
Lo sviluppo e la crescita di questo Paese passano anche per la valorizzazione dell’imprenditoria femminile: raggiungere la piena occupazione femminile è un passo necessario per aumentare il prodotto interno lordo del nostro Paese e, prima di tutto, per lo sviluppo della nostra società.
Alla luce dei dati che abbiamo, confrontandoci sia con le imprenditrici già in attività, sia con quelle che vogliono avviarla, emergono due ordini di problemi. Il primo è che nel nostro Paese il welfare è pressoché inesistente, per cui per una donna è difficilissimo conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro. Quando hai un’azienda non hai orari di lavoro: se c’è un’urgenza non puoi assentarti e se non sai a chi lasciare i tuoi figli questo diventa un problema.
Qual è l’altro ostacolo?
L’accesso al credito: è una questione trasversale, che riguarda tutti, anche le donne. Ad esempio, ancora oggi ad un’imprenditrice sposata in regime di separazione dei beni viene comunque chiesta la firma del marito se richiede un finanziamento.
Come opera il Coordinamento nazionale dell’imprenditoria femminile?
Il CNIF è un’organizzazione settoriale di Confesercenti che si pone l’obiettivo di accreditarsi come guida di rappresentanza, fornendo servizi e assistenza all’imprenditoria femminile. Vogliamo semplificare la vita alle donne imprenditrici e quindi affrontiamo nello specifico le loro problematiche, organizzando iniziative sindacali e collaborando in stretto contatto con le istituzioni politiche.
Organizzate anche delle attività specifiche rivolte alle imprenditrici?
Sì, organizziamo corsi di formazione dedicati all’autoimprenditorialità, alla creazione di impresa, alla leadership femminile: la risposta delle donne è sempre molto positiva, non c’è l’atteggiamento del: “non ho bisogno di aiuto”.
E per quanto riguarda l’accesso al credito?
Anche su questo interveniamo cercando le soluzioni più adatte alle imprese attraverso convenzioni stipulate con diversi istituti di credito. L’obiettivo è quello di migliorare l’offerta dei prodotti/servizi bancari alle imprese.
A chi ci si deve rivolgere?
A livello territoriale si sono costituiti i coordinamenti regionali e provinciali che lavorano in sinergia con il nazionale e che sono gli interlocutori delle istituzioni locali.
Cosa deve fare una giovane donna che vuole avviare una propria impresa?
Come prima cosa non deve buttarsi alla cieca ma seguire corsi di auto-imprenditorialità. Fare impresa è una bella cosa, perché tu non solo gestisci un’idea di impresa, ma fai anche una sfida con te stessa. Non è però cosa facile, bisogna sapere bene le tappe, poi è necessario analizzare il mercato: non si deve cadere nella trappola del “ho un’idea che mi piace, la perseguo”, perché se non ha spazio sul mercato è destinata a fallire.
Quanto costa avviare un’impresa?
Non si può dare una risposta univoca, perché ovviamente dipende dal tipo di impresa che si intende aprire. Facendo però una media, considerando esclusivamente le spese relative agli adempimenti burocratici, ci attestiamo sui mille euro.
Esistono dei settori imprenditoriali in cui le donne sono più rappresentate?
Direi il commercio, l’agricoltura, il turismo. Noi teniamo sempre sotto controllo i settori produttivi: tra le imprese femminili sono più diffuse quelle di piccole dimensioni, proprio perché per una donna c’è sempre l’esigenza di conciliare la vita familiare con quella da imprenditrice. Oggi purtroppo questa modalità non corrisponde più alle logiche di impresa attuali, ed è per questo che auspichiamo da parte del governo un’attenzione maggiore alle politiche di welfare, per consentire davvero alle donne pari opportunità nell’avvio di un’attività.
C’è bisogno di un cambio di mentalità?
Lo sviluppo e la crescita di questo Paese passano anche per la valorizzazione dell’imprenditoria femminile: raggiungere la piena occupazione femminile è un passo necessario per aumentare il prodotto interno lordo del nostro Paese e, prima di tutto, per lo sviluppo della nostra società.
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